A Vinitaly la presentazione alla stampa del nuovo raggruppamento fatto da produttori appartenenti a Confagricoltura, CIA e Alleanza delle Cooperative
di Giancarlo Montaldo
È un universo complicato quello del Moscato in Piemonte per la produzione di Asti e Moscato d’Asti. I contrasti sono all’ordine del giorno e i motivi per contendere molteplici. Le contraddizioni non sono solo tra le rappresentanze viticole e di trasformazione. In realtà la situazione è più complessa: i contrasti sono diffusi già nel comparto agricolo. I postumi di questo disagio si sono sentiti anche al Vinitaly, nel padiglione Piemonte, domenica 6 aprile con la presentazione alla stampa di “Agrinsieme Moscato”, il nuovo raggruppamento fatto da produttori appartenenti a Confagricoltura, CIA e Alleanza delle Cooperative.
Ricordiamo che Agrinsieme Moscato si è materializzato in tempi rapidi nel 2013 dopo che l’aggregazione era iniziata a livello nazionale con la decisione dei tre importanti raggruppamenti del mondo agricolo. A Verona, alla presentazione del “nuovo soggetto di rappresentanza” hanno partecipato Pietro Cirio, presidente di Agrinsieme Moscato, e Claudio Sacchetto, Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte (nella foto), stimolati dal giornalista Filippo Larganà.
I temi fondanti
Conoscendo la vivacità dialettica che caratterizza il settore del Moscato, Filippo Larganà ha aperto l’incontro chiedendo al presidente Cirio le ragioni di questo raggruppamento. “Le motivazioni che hanno ispirato il nostro movimento – ha ricordato Pietro Cirio – sono molteplici. Prima di tutto, avvertivamo che i nostri interessi e i nostri obiettivi non erano rappresentati in modo adeguato dall’associazione che operava a favore del mondo agricolo (Produttori Moscato d’Asti Associati, ndr). Prova ne sia il fatto che negli anni erano nate varie iniziative analoghe: Confagricoltura aveva costituito Confagri Moscato, la Vignaioli Piemontesi aveva generato una propria sezione dedicata a quest’uva e a questi vini, senza dimenticare Moscatellum voluta da piccoli produttori che vinificano.”
Il discorso si fa ampio: la strategia di Agrinsieme Moscato non mira solo a difendere i prezzi delle uve e le loro quantità prodotte. L’obiettivo di consolidare il reddito non esclude quello di dare stabilità al comparto, di guidare lo sviluppo razionale degli impianti e delle produzioni per conseguire una positiva continuità dello stato di salute del settore. Tutto ciò non dev’essere fatto in contrasto con la controparte industriale e commerciale, ma con un patto sinergico e nella logica di un vero progetto di filiera.
L’occhio pubblico
Ma come ha visto la Regione Piemonte questo nuovo raggruppamento? “Creare i presupposti – ha esordito l’assessore Claudio Sacchetto – per un confronto paritario con l’industria è un compito specifico delle organizzazioni agricole, che di per sé non devono solo fare i sindacati agricoli. È fondamentale, quindi, che lavorino per trovare soluzioni innovative e favorevoli.”
“E poi, – ha proseguito – l’effervescenza appartiene alla storia del mondo Moscato. Forse non sarebbe tale senza questa particolare vivacità. Ma la Regione ha sempre operato per trovare soluzioni condivise, per appianare i contrasti e portare il settore verso l’unità di intenti. Sarebbe stato utile (e lo sarebbe tuttora) attivare i confronti qualche mese prima della vendemmia, ma finora non è stato possibile. Chissà che la nascita di una nuova aggregazione non possa aiutare a fare questo salto di qualità.”
Le rappresentanze
Ma quali sono i numeri? Chi rappresenta davvero il mondo Moscato? Una bella domanda, alla quale abbiamo avuto risposte interlocutorie.
Nonostante la velocità di aggregazione dimostrata, i numeri di Agrinsieme Moscato parlano di una superficie rappresentata di 3.000 ettari, circa il 30% del potenziale produttivo del Moscato, poco al di sotto dei 10.000 ettari. La Produttori Moscato d’Asti Associati potrebbe avere una rappresentanza analoga, visto che i dati regionali 2013 sottolineano il 42-43% del potenziale viticolo non sarebbe legato a nessuno.
Se così fosse, anche il Moscato ha una sua maggioranza silenziosa che possiede le vigne, le lavora, produce l’uva e qualche volta anche il vino, ma non decide, perché nella Commissione Paritetica intervengono solo le organizzazioni ufficiali e i produttori che le compongono.
È vero che gli assenti hanno sempre torto, ma in questo caso chi non aderisce a nessun raggruppamento potrebbe – quasi come i calciatori svincolati – diventare l’obiettivo di una campagna acquisti da parte delle rappresentanze ufficiali.
Sempre che le attuali associazioni abbiano i giusti argomenti per convincerli
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