Secondo Rabobank dopo più di dieci anni di crescita vertiginosa le esportazioni da Buenos Aires hanno subito, nel 2012, un rallentamento che può essere proficuamente affrontato con la diversificazione dell’offerta nei ‘mercati naturali’
l rapporto Rabobank Wine Quarterly Q3 indaga il recente calo dell’export argentino di vino. Dai primi anni duemila le spedizioni all’estero d’imbottigliato sono decollate per poi trovare un freno nel 2012. L’analista di Rabobank Valeria Mutis ha osservato che i costi di produzione del vino sono aumentati in Argentina anche del 100% negli ultimi quattro anni e, se l’industria non può alterare a suo vantaggio il difficile contesto economico attuale, deve tuttavia cercare una strategia per migliorare la sua competitività.
L’export argentino di vino del 2012 ha contato per più del 3% nello share degli scambi mondiali ed è stato caratterizzato soprattutto dalla destinazione Stati Uniti. Qui vi è un segmento di nicchia che apre prospettive valide: si tratta dal gruppo etnoliguistico degli ispanici i cui appartenenti preferiscono consumare vino prodotto in luoghi con i quali sentono un legame culturale (ne abbiamo parlato qui). Anche il Messico, dove il consumo pro capite di alcolici è relativamente alto e vi è una classe media in espansione, è un possibile mercato di sbocco per l’export argentino.
In sintesi il consiglio degli analisti Rabobank è quello di puntare su questi mercati ‘naturali” cercando di diversificare l’offerta, adattandola al mercato di destinazione, senza però erodere la buona immagine che il vino argentino si è guadagnato a livello internazionale.
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