Il workshop Agivi a wine2wine in cui sono stati evidenziati - attraverso quattro case history - i punti di forza e le opportunità, così come i limiti e le eventuali problematiche legate alla produzione, commercializzazione e comunicazione dei vitigni autoctoni italiani
Di Chiara Giannotti
Verona. “Giovani, autoctoni, italiani: istruzioni per l’uso e strategie per il futuro”. Questo il titolo del workshop presentato da Agivi (l’Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani di Unione Italiana Vini), durante wine2wine 2016, moderato da Carlotta Pasqua e sviluppato da 4 relatori che hanno evidenziato, grazie alla loro esperienza, i punti di forza e le opportunità, così come i limiti e le eventuali problematiche legate alla produzione, commercializzazione e comunicazione dei vitigni autoctoni italiani.
A cominciare è stato Luca Ferraris, giovane imprenditore di Castagnole Monferrato che ha creato in 15 anni un’azienda strettamente legata a un vitigno molto particolare, il Ruchè. Ha dimostrato quanto grazie alla valorizzazione di un vitigno autoctono si possa trovare la strada per emergere, e valorizzare in maniera concreta il territorio di riferimento. Infatti lo sviluppo di questa zona dal punto di vista vinicolo, ha ripopolato l’area, facendo ritornare i giovani, e anche numerosi investimenti e capitali.
Marzia Varvaglione ha sottolineato un altro aspetto fondamentale, ossia che il vitigno autoctono da solo non basta, specialmente quando identifica un territorio ampio e di lunga storia. Bisogna sapersi distinguere, studiarlo a fondo, interpretarlo e personalizzarlo in modo da renderlo veramente unico, dalla produzione fino al packaging.
A rafforzare l’idea dell’importanza di sapersi distinguere è Gianluca Garofoli, con un’azienda che da 5 generazioni ha contribuito alla crescita e all’affermazione di uno dei vitigni più importanti d’Italia, il Verdicchio. Per un ragionamento a lungo termine, bisogna diversificare l’offerta sviluppando un’ampia gamma commerciale, sempre basata sugli autoctoni, ma che soddisfi varie fette di mercato e risponda alle diverse esigenze del consumatore e del momento e soprattutto non bisogna mai perdere di vista la propria identità e affermazione anche come Brand.
Maestri in questo sono stati anche gli Argiolas, punto di riferimento della produzione vinicola sarda, con una lunga storia legata ai vitigni autoctoni del territorio. È stata Francesca Argiolas a rimarcare di non perdere di vista lo studio del territorio, la ricerca, il recupero della biodiversità ma lavorando sul territorio in maniera innovativa e dinamica e cercando di essere anche critici nei confronti del lavoro che si fa, senza mai tralasciare di osservare il mercato e la natura che cambia. Bisogna essere garanti delle nostre tradizioni con audacia, lungimiranza e coraggio.
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