L’aumento dei prezzi delle uve e la riduzione dei margini di guadagno sarà probabilmente fatale per i piccoli produttori che non hanno la possibilità e la forza di trasferire il loro business nei mercati emergenti
La regione dello Champagne (ne abbiamo parlato qui) si conferma nel 2012, in Francia e nel mondo, al primo posto tra le ragioni vitivinicole per valore.
Il vintage 2012 sarà probabilmente eccezionale, grazie al caldo del mese di agosto scorso che ha dato al raccolto di settembre ottimi risultati per sapore, acidità e zuccheri naturali (si veda qui). Sull’alta faccia della medaglia ci sono però i risultati dell’export in volume, in calo del 4,4% sul 2011 e le non sempre ottimistiche previsioni degli osservatori internazionali.
Steve Chartres, direttore del corso di Champagne Management alla Reims Management School, ha dichiarato a fine gennaio che una ripresa del mercato per il più nobile degli effervescenti di Francia non arriverà prima del 2014 o del 2015 (ne abbiamo parlato qui). Sul futuro dei produttori più piccoli si interroga invece in questi giorni Stanislas Thiénot, manager della Maison familiare Chapagne Thiénot. Poco ottimismo per il vero: “Penso che le famiglie prive di un marchio abbastanza forte moriranno”. Le piccole cantine diversamente dai grandi produttori, non avranno la possibilità nel 2013 di aumentare i prezzi delle loro bottiglie in un clima di costante crescita del prezzo delle uve. Inoltre manca spesso ai piccoli produttori la forza per spostare il proprio business sui mercati emergenti che da molti sono visti come una quasi irrinunciabile meta per i produttori di Champagne, visto che, lo aggiungiamo noi riguardando i dati del report di Rabobank per l’ultimo quarto 2012 (si veda qui in proposito), i mercati tradizionali si stanno sempre più innamorando di valide (ma più economiche) alternative, quali il nostro Prosecco o i Cava spagnoli.
FEB
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