Totale import vino a -25% in volume e -22% a valore. Male tutti i big, con l’Italia che sul fronte bottiglia fa -19%. La segmentazione per province indica però crescite in quelle minori
Come aveva chiuso, così riapre. Il mercato cinese continua nella fase involutiva con cui aveva archiviato il 2018, segnando nel primo trimestre dell’anno in corso una riduzione globale degli acquisti del 25% rispetto al marzo di un anno fa (1,5 milioni di ettolitri scarsi), per un valore di 618 milioni di dollari (-22%).
Cali fragorosi per tutti i segmenti rilevati: a volume, -11% per gli spumanti, -24% per i vini in bottiglia, -31% per lo sfuso e -19% per i bag-in-box. Sul fronte vino fermo in bottiglia, il milione di ettolitri registrato nel primo quarto dell’anno è il peggior dato dal marzo del 2016, mentre il mezzo miliardo di dollari di spesa fanno una perdita di oltre 160 milioni rispetto a gennaio-marzo 2018.
Tutti i principali fornitori risultano affetti dalle riduzioni in fase acquisto: sempre lato bottiglia, Francia -35%, Australia -12%, Italia -19% e Spagna -40%, mentre si salvano i cileni, in calo di solo il 3%. Una situazione aggravatasi rispetto alla conclusione del 2018, che aveva dato sì i primi segnali di rallentamento, ma circoscrivendo le riduzioni solo a Francia e Spagna e lasciando indenni Australia e Italia.
Italia che alla magra performance sul segmento bottiglia affianca anche la caduta sul lato spumanti (-16% a volume e -21% a valore), mentre i francesi riescono a incrementare a doppia cifra sia dato fisico che spesa. A precipizio le forniture spagnole, mentre rallentano soltanto quelle australiane.
La performance italiana vista sul lato province – vedi tabella – è a dir poco preoccupante: nelle prime tre – Shanghai, Guangdong e Zhejiang, che fanno il 70% del valore totale – i cali volumici per i vini in bottiglia vanno da -40% a -25%, con impressionante decremento sulla linea dei prezzi medi. Male anche nel Fujian (-32%), mentre si cresce nella provincia di Pechino, nello Shandong, nel Fujian e nello Jiangsu. Progressi significativi nelle province più piccole e interne, come Sichuan, Henan e Hubei, ma stiamo parlando ancora di numeri molto piccoli. Che sia un inizio di ricomposizione del portafoglio clienti è presto per dirlo, anche se la strada della diversificazione sembra quella corretta per il nostro Paese.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane cinesi
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