Si fa già sentire l’effetto del nuovo sistema di autorizzazioni che entrerà in vigore nel 2016, con le quotazioni lievitate in media del 300%. Antonio Rallo: i trasferimenti riguardano le aree a minor pregio
di Antonio Longo
La data del 31 dicembre 2015 si avvicina a grandi passi. Il termine previsto dalla Ocm vino per mutare il regime che disciplina i diritti di impianto dei vigneti si scorge all’orizzonte e, naturalmente, influenza scelte operative e strategie a medio – lungo arco temporale degli addetti ai lavori. Dall’1 gennaio 2016 in Europa si parlerà di autorizzazione e non più di diritti di impianto o reimpianto. Cosa sta avvenendo in Sicilia, in prospettiva del cambio di rotta? Quali meccanismi si sono innescati nell’ambito di uno dei principali mercati dell’universo vitivinicolo?
“Nell’isola si registra un aumento dei prezzi di vendita dei diritti di impianto, – risponde Antonio Rallo, numero uno di Assovini Sicilia e vicepresidente UIV – attualmente siamo sopra i 12.000 euro per ettaro. Tale incremento ritengo sia legato proprio al fatto che a breve non si potranno più trasferire i diritti ma si potranno solo ottenere autorizzazioni. In prospettiva, penso anche che non sarà facile usufruire della proroga prevista dalla normativa comunitaria, se ottenuta potrebbe comunque risultare utile per i produttori”.
I prezzi sono lievitati, senza ombra di dubbio: basti considerare che sino a qualche tempo fa il “tariffario” medio prevedeva un importo di 2.500-3.000 euro per ettaro. Incrementi derivanti soprattutto da vere e proprie operazioni di “rastrellamento” di diritti, messe in atto negli ultimi mesi da operatori che operano fuori regione. La domanda nasce, quindi, spontanea: dove si spostano, principalmente, i diritti di impianto ceduti dai produttori siciliani? “Di tale situazione approfittano le aree geografiche che fanno registrare un maggiore sviluppo, come il Veneto o il Friuli Venezia Giulia – continua Rallo – in ogni caso, bisogna precisare che tali trasferimenti riguardano in massima parte le aree in cui si coltivano vigneti di minor pregio, mentre il fenomeno sostanzialmente non tocca le zone in cui si produce vino di maggiore qualità. In definitiva, penso che si tratti di movimenti di libero mercato, quasi fisiologici, derivanti dall’incontro tra domanda ed offerta”.
Scenario complicato
Un contesto in continua evoluzione, dai contorni ancora non ben definiti. “Il nuovo scenario delle autorizzazioni degli impianti è ancora un po’ complicato da configurare, pare che il sistema di per sé sia rigido sia nella gestione dei momenti di crisi, sia nel favorire i momenti espansivi del settore vitivinicolo. Ma, in prima battuta, sembra che a media–lunga scadenza sussista il rischio di una perdita del potenziale viticolo – osserva Filippo Buttafuoco, agronomo di Cantine Settesoli – comunque, per quanto riguarda la mia personale esperienza, posso affermare che sino ad oggi nel comprensorio che seguo, pari a circa 6.000 ettari, nessuno ha ceduto i propri diritti”. Luci ed ombre, rischi ed opportunità in una fase di transizione al culmine della quale si potranno meglio ponderare esiti ed effetti. Oggi si può soltanto buttare giù qualche previsione più o meno fondata.
Erosione preoccupante
“Il problema maggiore della situazione attuale in Sicilia è che, a causa dei bassi redditi che si ottengono con la coltivazione del vigneto, molti viticoltori stanno abbandonando i propri terreni vendendo i diritti di reimpianto – afferma l’enologo Giacomo Manzo, presidente di Assoenologi Sicilia – è un dato di fatto, a mio avviso preoccupante, che molti imprenditori agricoli hanno fatto questa scelta. Inoltre, il sistema che entrerà in vigore con la nuova Ocm potrebbe penalizzare le aree che hanno un’alta specificità territoriale poiché potrebbe permettere a nuove aziende di entrare in fette di mercato di nicchia. In generale, per la viticoltura siciliana non penso che ci possano essere grossi rischi né grossi vantaggi. Il quantitativo di vigneto coltivabile, a livello europeo, rimane lo stesso e, per tale motivo, i competitors con cui confrontarsi saranno impegnativi quanto quelli attuali”.
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