Una ricerca della Technical University ha portato alla produzione della Gohan Biiru, servita alla spina ai clienti di una catena di sushi bar che cercava una soluzione antispreco per il surplus di produzione
Cosa fare del riso da sushi che i ristoranti avanzano a fine serata? Le soluzioni antispreco fino a oggi note sono quelle del riuso di questi “scarti” per l’alimentazione animale, o la loro trasformazione in biogas. Una novità in proposito arriva oggi dalla Scandinavia.
Nel 2018, la catena danese di sushi bar Sticks’n’Sushi si è rivolta al National Food Institute della stessa università, chiedendo aiuto per trasformare i propri scarti di produzione in birra.
La birra di riso non è certo una novità, come del resto la produzione di alcolici a partire dal riso (si pensi al sakè e alla sua tradizione millenaria) ma fino ad ora nessun ristorante aveva pensato di trasformare in una birra il proprio surplus produttivo.
La ricerca è stata affidata a Marlin Kersting, studente di un master della Technical University of Denmark, che utilizzando (anche) riso avanzato dai ristoranti Sticks’n’Sushi, acqua e una piccola quantità di malto, è riuscito a produrre la Gohan Biiru, nome traducibile appunto come “birra di riso”. Alla burrificazione ha collaborato la Science Brew, società spin-out della DTU Brewery, birrificio interno al sopracitato National Food Institute, grazie a cui sono stati risolti anche problemi legati all’eccesso di amido di riso, che si è rivelato un problema per i filtri degli impianti.
Già oggi, uno dei ristoranti Sticks’n’Sushi, quello di Lyngby, a nord di Copenaghen, può offrire ai propri clienti la Gohan Biiru, che è servita soprattutto alla spina, rendendo questo prodotto due volte sostenibile. La sfida sarà ora quella di raffinare il metodo e accrescere la produzione, incrementando anche la percentuale di riso “di scarto” utilizzato nel processo (fino a ora del solo 20%), così che tutti i ristoranti della catena possano servire birra sostenibile.
FEB
Devi essere connesso per inviare un commento.