Siamo all’inizio di una fase che rivoluzionerà per sempre la gestione del vigneto, rendendola totalmente automatizzata e personalizzata pianta per pianta. Essenziale rimane il ruolo dell’agronomo nell’interpretare i dati
di Matteo Marenghi
“L’agricoltura e la viticoltura di precisione – ha dichiarato in apertura di convegno Marco Vieri dell’Università di Firenze – non possono che essere sostenibili. Siamo alle soglie della terza grande rivoluzione in campo agrario; oggi il traguardo è la sostenibilità guidata dalla digitalizzazione (smart agriculture) che permette una conoscenza sito specifica georeferenziata. Monitorare, prevedere, prescrivere, attuare … sono i passaggi cruciali, affrontati anche tramite strumenti di supporto decisionali. I sistemi devono essere inclusivi (accogliere tutte le realtà aziendali) e bottom-up (partire dai bisogni reali, ovvero dal basso)”.
E più che mai concreti sono i progetti illustrati da Manuel Pérez-Ruiz dell’Università di Siviglia (Spagna), volti a mettere a punto nuovi sistemi di controllo delle erbe infestanti, l’automazione totale delle operazioni con applicazioni a rateo variabile, robot che si sostituiscono alle macchine e all’uomo nell’esecuzione dei lavori di vigna. Altro filone, illustrato da Paolo Gay dell’Università di Torino è quello dell’utilizzo dei droni in agricoltura di precisione. Il drone permette di acquisire informazioni aeree da quote molto vicine al suolo (diversamente da satelliti e piccoli aeroplani), ottenendo immagini che poi vanno implementate sulla cartografia GIS a disposizione; infatti passaggio fondamentale è l’integrazione con i sistemi “da terra”. Dalle mappe occorre eliminare tutto ciò che, pur rilevato, non è vigneto (altre colture, piante isolate, …), e poi individuare zone omogenee per indice di vigoria, emissione termica o altri parametri. Si procede quindi alla mappatura della produzione, misurata da terra e successivamente correlata ai rilevamenti aerei della vigoria; la mappa è quindi ottenuta. Certo che una così grande e puntuale acquisizione di dati non è la fine ma l’inizio del processo, ora entra in campo la capacità di gestirli ed utilizzarli.
Operazioni di vigna senza l’uomo
Esistono oramai alcune opzioni di automazione delle operazioni in vigneto, con macchinari alternativi al trattore. Si tratta tuttavia di applicazioni al momento solo sperimentali ma che possono essere impiegate nella potatura, nell’esecuzione dei trattamenti fitosanitari, in raccolta ed altro. Di grande interesse poi i sistemi di guida automatizzata nel vigneto – illustrate da Luigi Sartori dell’Università di Padova – con applicazioni in grado cioè di guidare autonomamente il trattore; sono attrezzature già disponibili, di costo elevato, capaci di adattarsi a qualsiasi modello di trattrice. Più accessibili i sensori che guidano i trattori con una navigazione semi-automatica; sono meno onerosi ma necessitano della presenza dell’uomo sulla macchina. Con sistemi di ausilio alla guida manuale è così possibile eseguire operazioni in combinata, ovvero che contemporaneamente attuano la trinciatura dell’erba, la spollonatura, la cimatura… Infatti ad oggi la guida semi-automatica che su operazioni singole rimane comunque costosa, diviene più interessante e conveniente se si eseguono più operazioni simultaneamente. Per impiegare questi ausili vanno però preliminarmente rilevati e inseriti i confini esatti dell’appezzamento e la disposizione e spaziatura dei filari (acquisite da mappe o rilevate da sensori). Cuore del sistema è l’ISOBUS montato sui trattori, ovvero il dispositivo che permette alla trattrice di dialogare con le attrezzature ad essa collegate, per poi di gestire operazioni a rateo variabile, quali la concimazione, la sfogliatura o altro.
Cambia anche l’erogazione della consulenza
Le mappe di vigore non servono se non si caratterizzano le diverse aree all’interno dei vigneti. “Noi – ha spiegato Jacopo Cricco di Ager – valutiamo questa variabilità sul campo e solo dopo la traduciamo in mappe di prescrizione”. I passaggi sono diversi e vedono la scelta delle fonti di indagine (rilievi, sensori…); la valutazione dei vigneti e della variabilità (ottenute le mappe occorre entrare in vigna e osservare, campionare ed analizzare terreno, foglie, uva …) per poi effettuare una corretta correlazione, infine l’elaborazione di un protocollo operativo, assieme all’agronomo aziendale. Enogis è un programma su cui si possono caricare tutti i dati, compresa l’intera anagrafica dei vigneti. “Abbiamo ottenuto risultati ottimali – ha proseguito Cricco – nel campo della concimazione localizzata, dei trattamenti adeguati al variare del volume della chioma, dell’impiego di macchinari a rateo variabile in genere. C’è poi il grande settore della vendemmia selettiva ove si possono creare differenti cantieri di lavoro, non necessariamente impiegando macchine vendemmiatrici selettive ma anche vendemmiatrici ordinarie (senza sensori e doppio cassone di raccolta) e perché no, la vendemmia a mano. Infatti, tutta la ‘prescrizione’ può essere usata per operazioni a rateo variabile e quindi meccanizzate, ma anche per operazioni manuali (da smartphone con geolocalizzatore l’agronomo vede in quale area del vigneto si trova e fa eseguire l’operazione prescritta)”.
Più performance, meno costi e basso impatto ambientale
Michele Ceccarelli di Team System ha citato esperienze presso l’azienda Castello di Fonterutoli nel Chianti Classico che hanno condotto, nel campo dei trattamenti fitosanitari effettuati con viticoltura di precisione, ad una riduzione dei costi dell’11,5%, dell’impiego di principi attivi del 18% e del volume di acqua del 30% nel giro di tre anni. Luca Cavallaro invece ha esposto l’esperienza delle Tenute Ruffino nelle scelte vendemmiali, azienda dove le mappe di vigore dei vigneti sono state realizzate già nel 2011 nell’ottica di razionalizzare la raccolta. “La finestra di vendemmia per il nostro Sangiovese – ha precisato – è di circa 15 giorni e in quel breve lasso di tempo dobbiamo raccogliere grappoli il più possibile omogenei e maturi. Dal 2014 abbiamo acquistato una vendemmiatrice con doppio cassone capace di leggere le mappe di prescrizione per fare la selezione anche sulla singola fila (occorre fare tanti campionamenti prevendemmiali per caricare reali dati di campo). Abbiamo quindi messo a confronto la vendemmia selettiva automatizzata (vendemmiatrice New Holland 9090 Enocontrol) con una vendemmia differita (si suddivide il vigneto in due aree a basso ed alto vigore e si raccoglie in due tempi con vendemmiatrici ordinarie). In entrambi i casi notevole è stato l’incremento della qualità dei vini ottenuti dalle vinificazioni separate. Dal punto di vista economico abbiamo rilevato un maggior costo (sia per il costo diretto della macchina che per i tempi morti nell’esecuzione delle operazioni) della vendemmia selettiva automatizzata pari a 6 centesimi il litro”. Savio Landonio di Arvatec, spin-off dell’Istituto di Ingegneria Agraria dell’Università di Milano, ha portato il caso della tenuta Podernovo a Terricciola (Toscana) di proprietà della famiglia Lunelli. Rilievi effettuati da quad e poi da trattore aziendale hanno permesso di realizzare mappe per gestire in modo differenziato concimazioni, potature e vendemmie. In particolare, vendemmie differenziate in seguito all’utilizzo di mappe NDVI ottenute con sensori a infrarossi, e successiva vinificazione separata delle due masse provenienti dallo stesso vigneto, hanno dato origine a vini dalle caratteristiche sensoriali differenti.
Qui la playlist con le interviste agli operatori e ai referenti scientifici che hanno partecipato alle varie sessioni di Enovitis Business
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