Squilibrerà ulteriormente il mercato, in un anno in cui - cessati i contributi - si prevede un calo del 35% delle richieste di mosti concentrati rettificati
L’autorizzazione all’arricchimento con saccarosio data dalla Friancia alle zone vitivinicole meridionali del Paese è stato uno dei temi al centro dell’assemblea congiunta di FederMosti, l’Associazione Italiana dei produttori di mosti e succhi d’uva concentrati, e di MUST, la corrispondente federazione europea, tenutasi a Roma.
La Francia, come abbiamo segnalato a luglio su questo sito, ha da poche settimane consentito anche alle regioni vinicole meridionali di arricchire i vini con il saccarosio in alternativa al mosto d’uva concentrato e rettificato. I “puristi” dell’arricchimento con mosti derivati dall’uva restano dunque Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. “Il fatto che la Francia – il massimo produttore di vini mondiale – autorizzi l’utilizzo del saccarosio per elevare il grado alcolico nei vini – sottolineano i produttori di mosti – crea ulteriori squilibri concorrenziali ai produttori di quei Paesi come l’Italia che permettono ai propri operatori di arricchire solo con mosti concentrati e rettificati, derivanti al 100% dall’uva”.
Alla presenza di rappresentanti del Mipaaf, Marco Bertagni, direttore di FederMosti e presidente del Comitato esecutivo di MUST, ha segnalato come ci si trovi di fronte ad un vero e proprio paradosso: “Il vino, tra i ‘succhi di frutta’ se così possiamo definirlo, è rimasto l’unico al quale si può aggiungere saccarosio e tutto questo senza che il consumatore ne sia informato”.
Il Mipaaf, si legge nel comunicato conclusivo dell’assemblea, dovrebbe convocare a breve un incontro tra FederMosti, le Confederazioni agricole e le Associazioni vinicole nazionali proprio sul tema specifico dell’arricchimento per trovare insieme soluzioni che pongano freno alla situazione che si è creata di forte sbilanciamento a favore del saccarosio e a detrimento degli interessi dei produttori di vino italiani che si trovano a competere ad armi impari con quelli francesi che possono utilizzare saccarosio acquisito ad un prezzo 3 volte inferiore rispetto a quello del mosto concentrato rettificato. I produttori francesi difensori dell’arricchimento con mosti concentrati d’uva – pochi in realtà – hanno favorito l’introduzione di una tassa di 13 centesimi di euro per kg di saccarosio utilizzato nei vini. E’ una tassa poco più che simbolica e che non copre la differenza di prezzo tra saccarosio e mosti concentrati rettificati, ma è un segnale che MUST ribadirà con forza a Bruxelles perché va nella direzione di riconoscere una sorta di “anomalia” nell’utilizzare nei vini una sostanza estranea alla filiera dell’uva.
L’assemblea, nel confermare come prioritaria tra le azioni FederMosti la battaglia per introdurre l’obbligo in etichetta dell’eventuale aggiunta di saccarosio nei vini, ha sottolineato l’urgenza di creare condizioni eque di mercato in un momento in cui c’è una fortissima pressione sui costi industriali del settore dei mosti e succhi concentrati, aggravati dall’abolizione degli aiuti alla trasformazione dei mosti. FederMosti prevede per la campagna in corso una diminuzione di circa il 35% degli usi enologici dei mosti concentrati rettificati.
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