L'esito dell'incontro a Palazzo Chigi tra Monti, Catania e i rappresentanti delle maggiori organizzazioni del settore. Dove il ministro si è tolto anche qualche sassolino dalle scarpe
Roma. Il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro delle Politiche agricole Mario Catania hanno incontrato a Palazzo Chigi i rappresentanti delle maggiori organizzazioni della filiera agroalimentare nazionale per discutere sui principali temi del settore agricolo e dell’industria alimentare. Erano presenti Sergio Marini, presidente Coldiretti, Mario Guidi, presidente Confagricoltura, Giuseppe Politi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, Franco Verrascina, presidente Copagri, Maurizio Gardini, presidente Alleanza delle Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare, e Filippo Ferrua Magliani, presidente Federalimentare.
Monti ha chiesto loro di illustrare le sensibilità, le problematiche, le criticità, relative al comparto, e più in generale le loro valutazioni concernenti l’andamento del quadro economico e della situazione complessiva del Paese. Sono emerse alcune emergenze di carattere fiscale riguardanti il comparto su cui è urgente intervenire. La prima riguarda le aliquote dell’Imposta municipale unica. “Le organizzazioni agricole – ha riportato il ministro Catania – pur sottolineando di aver doverosamente accettato un sacrificio complessivo chiesto al paese in questi mesi, hanno lamentato l’assenza di una corretta soluzione sul tema dell’Imu, che prevedeva una revisione delle aliquote da applicare ai terreni e ai fabbricati entro il 10 dicembre, sulla base dell’andamento del gettito derivante dal pagamento della prima rata (art.13, c.8, del decreto legge n.201, ndr).”
Su questo punto Monti ha incaricato Catania di effettuare un approfondimento tecnico. “Mi farò carico – ha dichiarato il ministro – di prendere contatto con sottosegretario Ceriani del Ministero dell”economia per arrivare a un chiarimento per una possibile soluzione positiva di questo problema”.
L’altra questione di carattere fiscale affrontata è stata quella del credito Iva. Molte aziende del settore, infatti, sono costantemente in posizione di credito nei confronti dello Stato per via della differenza tra aliquota pagata a monte e quella applicata a valle. “In una situazione in cui c’è un progressivo scivolamento nei tempi di restituzione dell’Iva – ha affermato il ministro – il carico economico diventa particolarmente critico per le imprese agroalimentari”.
Un tema portato all’incontro dai rappresentanti delle organizzazioni di filiera, e sul quale il presidente Monti si è mostrato particolarmente sensibile, è stato quello del ruolo e del contributo che il sistema agricolo e alimentare può dare al paese, allo sviluppo del paese, del territorio, delle produzioni di qualità e, soprattutto, dell’export.
A margine dell’incontro con i giornalisti il ministro Catania ha espresso rammarico per l’impossibilità di convertire nel poco tempo rimasto in questa legislatura, il ddl sul consumo del suolo. “Bisogna guardare al territorio in chiave diversa – ha sottolineato il ministro – ci dobbiamo mettere in testa la salvaguardia dell’impresa agricola sul territorio, e difendere l’agricoltura dalla cementificazione”.
Quindi il ministro ha elencato alcuni auspici per il futuro che pubblicherà sul suo blog (www.mariocatania.eu) riguardanti il comparto e sui quali pensa si debba intervenire al più presto. “Scriverò del settore agroalimentare come lo vorrei: dalla tutela del suolo, a quella dell’acqua come risorsa fondamentale da gestire in modo adeguato. Del credito agrario: poiché a mio avviso si deve ricostruire un sistema di credito specializzato per il settore agrario, perché perderlo è stata una iattura per le nostre imprese agricole. Una forte spinta alla diffusione delle assicurazioni tra le imprese agricole, poiché le avversità naturali hanno cambiato pelle, sono molto più distruttive, e bisogna mettere gli agricoltori in condizioni di far fronte ai problemi che esse possono provocare alle colture. Ultimo ma non ultimo in termini di importanza, dobbiamo riscrivere l’applicazione della Pac nel nostro Paese, ossia concentrare risorse sugli agricoltori ‘veri’: mi sono stufato di parlare di agricoltori ‘attivi’, come se poi ci fossero agricoltori ‘non attivi’. Basta con le sovvenzioni a soggetti sociali che semplicemente detengono fondi agricoli, bisogna rimodulare tutto in funzione dell’impresa agricola e non nel possesso di terreno”.
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