Costaflores mette a disposizione di tutti i dati di cantina e vigneto e di business, in ottica di tracciabilità e con la tecnologia della blockchain. Creato così il primo cripto-asset del vino
Mike Barrow, imprenditore vitivinicolo argentino con un passato da consulente IT, ha trasformato il suo vigneto nella prima azienda vitivinicola open-surce del mondo, Costaflores sita nel distretto di Perdriel, parte della provincia di Mendoza (Argentina).
Si tratta del progetto OpenVino: attraverso sensori e telecamere sono raccolti tutti i dati relativi alla coltivazione delle uve, alle pratiche di cantina, alle operazioni logistiche e alle scelte di business; questi dati sono poi conservati e condivisi attraverso la tecnologia dalla Blockchain, la stessa utilizzata per le cripto valute.
Alla base della rivoluzionaria idea di Barrow ci sono dunque concetti di condivisione e di trasparenza: chiunque può consultare e verificare in ogni momento, e da qualunque parte del mondo, tutti i dati concernenti ogni attività di Costaflores.
La tecnologia della Blockchain sta inoltre alla base del passo successivo del progetto dell’imprenditore argentino: trasformare il suo vino in un cripro-asset.
Ogni bottiglia derivante dall’ultima vendemmia (si tratta esattamente di 16.348 bottiglie) è stata considerata un “token” e messa in vendita proprio come cripto-asset, attraverso un’Initial Coin Offering(ICO) partita lo scorso 6 maggio. Il prezzo iniziale di ogni token è quello di costo di produzione di una bottiglia, determinato in questo caso in $4,33 al lordo delle imposte.
Da qui al momento in cui il vino potrà essere consumato, cioè nel 2021, i token/bottiglie potranno essere scambiati e il loro valore sarà sempre visibile online e determinato esclusivamente dal mercato.
FEB
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