Sulla rotta di Dublino 11,2 milioni di litri di etichette made in Italy (+26% sul 2011). Agganciata la Francia, ma il primato delle forniture resta alle cantine cilene
Non è solo l’Italia del rugby a celebrare il successo con i verdi irlandesi. A suggellare il primato è anche l’enologia tricolore che in terra d’Irlanda ha inanellato, nel 2012, la migliore performance tra i big exporter con un aumento delle spedizioni a doppia cifra.
In generale il mercato, sbilanciato sui vini confezionati, ha manifestato una crescita solo modesta. I dati delle dogane irlandesi quantificano le importazioni vinicole del paese (inclusi i mosti) a quota 72,1 milioni di litri, l’1,1% in più di quanto registrato nel 2011.
Gli imbottigliati, che l’anno scorso hanno messo in moto un flusso di importazioni di 67,7 milioni di litri, hanno tenuto le posizioni, con un frazionale +0,3% su base annua. Hanno tirato invece la volata gli acquisti dall’estero di spumanti e Champagne, lievitati a volume del 35,5%. Un segmento, quello delle bollicine, che seppure in forte accelerazione ormai da un triennio, resta circoscritto in un alveo di soli 3,2 milioni di litri, appena il 4,4% delle importazioni totali.
Le cose, al contrario, non sono andate bene per gli esportatori di sfusi, con un solo milione di litri acquistati da Dublino. Un risultato che, anno su anno, si è tradotto in una caduta dei volumi fisici del 19,5%.
Un mercato, insomma, complessivamente stagnante, seppure connotato da qualche spunto positivo degno di nota, ma ben impostato, se non altro, sul piano dei ritorni economici, soprattutto per quei paesi, come Cile, Francia, Italia e Australia che in Irlanda hanno mantenuto il primato delle forniture.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane, via OEMV
Sul prossimo numero del Corriere Vinicolo uno speciale dedicato all’Irlanda, con i dati import e di vendita.
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