Ad approfittare del momento di appannamento del mercato tra 2008 e 2009 sono stati i cileni. Italiani meno brillanti, eppure avevano lo skill giusto
Dopo un periodo di appannamento dovuto alla crisi economica che qui ha picchiato duro, interrompendo un trend di crescita ininterrotto fino al 20078, il mercato irlandese del vino sembra essersi ripreso, tornando a superare quota 300 milioni di dollari di valore alle importazioni. Valori costituiti per oltre l’80% da vino fermo confezionato, mentre spumantistica e sfuso si ritagliano quote marginali.
Venendo al dettaglio dei fornitori, si nota come Australia e Francia siano i Paesi che più degli altri hanno subito il contraccolpo del periodo nero 2007/09, salvo poi ripartire nel 2010. Ad approfittarne in maniera decisa è stato il Cile, che nel 2011 si è portato al primo posto per valori dell’export bottiglia (50 milioni di dollari circa contro i 49 e 48 di Francia e Australia).
I vini cileni, con i loro prezzi abbordabili (3 dollari al litro circa, contro 5 e 4 di francesi e australiani), si sono fatti trovare pronti all’evenienza, diventando prima scelta di un mercato che cercava di bere bene ma a prezzi contenuti. Cosa che invece non è successa all’Italia, che pur veleggiando attorno ai 3 dollari, non è stata capace di portare un arrembaggio delle dimensioni di quello cileno.
Una piccola occasione mancata.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istituto di statistica irlandese
Nella sezione Statistiche sono consultabili le tabelle complete, con il dettaglio delle forniture italiane per tipo di vino (Dop, Igp, spumanti, frizzanti
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