In una ricerca, realizzata in collaborazione con l’Harvard University, sono stati analizzati gli effetti del riscaldamento globale sulla maturazione e sulla qualità delle uve da vino
L’articolo Climate change decouples drought from early wine grape harvests in France, apparso lo scorso 21 marzo sulla rivista Nature Climate Change, suggerisce che il cambiamento climatico ha radicalmente modificato i fattori responsabili dell’avvicendarsi di vendemmie precoci nelle regioni vitivinicole della Francia, e in particolare il legame tra siccità e data del raccolto.
Realizzato dalla collaborazione tra ricercatori della Nasa (National Aeronautics and Space Administration) e dell’’Harvard University, la ricerca prende in esame e mette a confronto le date dei raccolti nell’Europa occidentale tra il 1600 e il 2007, rilevando un significativo anticipo delle vendemmie nella seconda metà del XX secolo. In particolare i dati analizzati indicano che se nei 380 anni che vanno dal 1600 al 1980 le vendemmie anticipate sono state perlopiù il risultato dell’avvicendarsi di primavere ed estati secche e calde, negli anni che vanno dal 1981 al 2007 gli anticipi del raccolto si sono verificati anche in anni non secchi, e sembrano quindi essere risultato soprattutto del riscaldamento globale.
La portata di questa scoperta è significativa, soprattutto se si considera che la qualità delle uve (e quindi dei vini) è tipicamente associata al verificarsi di estati calde con precipitazioni sopra la media nel primo periodo estivo, cui si susseguono periodi di siccità sul finire della stagione.
L’analisi mette anche in relazione la qualità dei vino prodotto negli ultimi cent’anni nelle regioni di Bordeaux e della Borgogna con i dati climatici disponibili per lo stesso periodo della Francia e della Svizzera.
Ne risulta, in conclusione, che il riscaldamento globale degli ultimi trent’anni ha influito in modo non trascurabile sulla data dei raccolti, disaccoppiando la classica relazione tra siccità e anticipi vendemmiali.
FEB
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