Maglia nera l’Horeca, con solo il 15% di puntuali e una quota di ritardatari cresciuta esponenzialmente negli ultimi 5 anni. Per aree, più si scende al Sud, più diminuiscono i pagatori puntuali. Alla faccia dell'articolo 62
In fatto di puntualità nei pagamenti, quello del food & beverage continua a essere uno dei settori più problematici in Italia. Secondo la consueta analisi del Cribis, società specializzata in questo tipo di ricerche, nel primo trimestre dell’anno pagano puntuali in media meno del 20% degli operatori che commerciano alimenti e bevande al dettaglio e all’ingrosso. E puntuali significa – articolo 62 alla mano – entro 30 giorni dal ricevimento fattura per i cibi deperibili e 60 per le bevande, vino incluso. Percentuali superiori al 50% per quelli che invece sforano i tempi di 30 giorni (ma sempre rispetto alla scadenza di legge di cui sopra), con un altro 20% che invece va oltre i 30 giorni, fino al “saldo mai”.
Il record negativo in fatto di pagamenti lo detengono gli operatori dell’Horeca, dove circa un terzo paga con un ritardo superiore ai 30 rispetto alla scadenza di legge, ma anche il settore del commercio al dettaglio arriva attorno al 27%. Percentuali queste ben superiori al totale del sistema Italia, dove i ritardatari cronici sono confinati al 14%.
I più puntuali – tornando al microcosmo del food & beverage – sono i commercianti all’ingrosso, dove un quarto sul totale paga alla scadenza, mentre tutti gli altri settori sono attorno al 15-16%, compresa la grande distribuzione organizzata, che su cibi e bevande annovera oltre l’80% dei pagamenti in ritardo.
I trend
Rispetto al 2010, quando l’articolo 62 non era ancora entrato in vigore, si stava meglio? Sembra un paradosso, ma i tassi di puntualità sono diminuiti in tutti i settori che commerciano alimenti e bevande, con il picco negativo dell’horeca, sceso in cinque anni dal 26% al 15%. Cinque punti abbondanti in meno anche per il commercio al dettaglio e la Gdo, mentre stabili sono solo i commercianti all’ingrosso di bevande, al 16%.
All’altro estremo della forbice, vi è stato un peggioramento dei ritardatari cronici nel commercio al dettaglio di alimenti e bevande (+12 punti percentuali, al 27%), nella Gdo (+5 punti, al 21%), e ancora nell’Horeca, maglia nera con il 31% dei ritardi sopra i 30 giorni dalla scadenza, contro il 10% di cinque anni prima. Stabile, e quindi fisiologica, la quota dei super-ritardatari nell’ingrosso bevande, attorno al 19%.
Per aree
A livello di macroaree, i più puntuali si trovano concentrati al Nordest (25%) e Nordovest (21%), mentre man mano che si scende lungo lo stivale aumentano le quote dei ritardatari, con il picco del 42% al Sud-isole di quelli che vanno regolarmente oltre i 30 giorni di ritardo sulla scadenza di legge, e una quota sempre più risicata (il 9%) di quelli che pagano le fatture con la puntualità dovuta. Male anche il Centro Italia, con l’89% di ritardo entro o sopra i 30 giorni.
Devi essere connesso per inviare un commento.