Positivi gli sviluppi delle vendite per vini e spumanti, sia nell'off che nell'on-trade. Migliora anche la qualità delle etichette acquistate, ma la cultura enologica è ancora agli albori
di Paolo Ferrante
Con i suoi 38 milioni e mezzo di abitanti la Polonia rientra nel novero dei mercati emergenti per il comparto vinicolo, nonostante bevande tradizionali come birra e vodka restino fortemente radicate tra i consumatori locali. Secondo i dati Euromonitor il consumo di ettolitri si attesta sul milione e mezzo, tra vini fermi e spumanti, ed è quasi del tutto composto da importazione, per un totale di oltre 260 milioni di dollari.
Il primo fornitore di prodotti enologici, favorito dalla vicinanza geografica, è la Germania, che però esporta principalmente vini sudamericani acquistati sfusi e confezionati da imbottigliatori locali. Il 70% delle importazioni si deve comunque a solo cinque fornitori esteri. Il consumo di vino si attesta su un livello di 2,8 litri/pro capite per i fermi e di un litro per Champagne e spumanti, a fronte delle birre che sfiorano un consumo di 100 litri/pro capite.
Vini e spumanti generano un fatturato retail (compreso il canale on-trade) di 3 miliardi di zloty, pari a 740 milioni di euro. Secondo i dati il consumo di rossi è al 52% e quello di bianchi al 46%, con un 2% residuo per i rosé. Gli analisti Euromonitor prevedono per la fine del decennio un incremento di vendite del 32% per i fermi e del 25% per le bollicine.
Nell’articolo, vengono fornite le stime Euromonitor al 2019, con tabelle e grafici di dettaglio per vini e spumanti nel canale off e on-trade, per volumi e valori.
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