Ancora un rallentamento rispetto al dato di agosto (+1,8%) e ai tre anni precedenti. La performance è però superiore a birre, acque minerali e bevande alcoliche nel complesso
Settembre lascia l’Italia nelle secche della deflazione. Secondo l’Istat il livello generale dei prezzi al consumo ha fatto segnare, il mese scorso, un’ulteriore correzione al ribasso, dopo quella di agosto, questa volta dello 0,2% su base annua. Più di quanto lo stesso Istituto nazionale di statistica aveva indicato nella stima provvisoria di fine settembre, quando il calo dei prezzi era stato quantificato in un solo decimo di punto.
L’ulteriore spinta negativa è stata impressa dai tre stessi comparti che erano risultati deflattivi in agosto, rappresentati dall’energy, dal food (ma solo il non lavorato) e dal capitolo comunicazioni. Eccezionale, nella dimensione statistica del dato, anche il calo congiunturale dei prezzi, con uno 0,4% di riduzione mese su mese, se si guarda all’indice generale, che non ha uguali nelle serie storiche dell’Istat per lo meno dal gennaio del 1996.
Una marcia a ritroso, quella dei prezzi al consumo, sintomatica di una situazione di grave difficoltà di tenuta dei livelli di spesa delle famiglie. Ma anche specchio del nuovo corso delle commodity, greggio in primis, che sui mercati internazionali stanno accusando forti rintracciamenti, motivati da un generale eccesso d’offerta.
In questo scenario ancora deflattivo i prezzi al consumo dei vini rallentano la corsa, ma mantengono un ritmo relativamente sostenuto, soprattutto se rapportato a quello di altri reparti, in particolare birre, acque minerali e bevande alcoliche nel complesso. L’ultimo dato restituisce per vini e spumanti una crescita tendenziale dei prezzi sugli scaffali della grande distribuzione e delle enoteche dell’1,7%. Tutt’altro che trascurabile se rapportata al meno 0,2% dell’indice generale, ma la più lenta da tre anni a questa parte.
Si tratterà adesso di valutare quale potrà essere l’effetto trascinamento di un graduale aumento dei prezzi alla produzione dei vini, già in atto sui circuiti all’ingrosso, dopo un’annata di forti delusioni in Europa sugli esiti vendemmiali. Potrebbe effettivamente verificarsi, ma forse non prima dell’anno prossimo, una ripresa delle tensioni inflazionistiche nel reparto enologico. Qualcosa si è già visto a settembre, ma unicamente per gli spumanti che dall’1,9% hanno accelerato al +2,1%. Per le etichette di qualità al contrario, la dinamica tendenziale dei prezzi al consumo ha rallentato all’1,7%, dal +2% di agosto. Stessa evidenza per i vini da tavola che marciano adesso a un ritmo annuo dell’1,4% (era al più 1,6% ad agosto).
Tornando ai dati generali, l’inflazione di fondo, calcolata al netto del fresco alimentare e degli energetici, scende nel frattempo allo 0,4%, dal +0,5% di agosto. Si riduce allo 0,2%, invece, l’inflazione acquisita per il 2014, tasso che l’Istat calcola ipotizzando un’assenza di variazioni dell’indice da qui a fine anno. p.f.
Devi essere connesso per inviare un commento.