Il primo luglio scatta la nuova classificazione dei vini. Quelli dolci e semi-dolci verranno retrocessi a "bevanda a base di vino". Lo spettro è che a finirci dentro, con relativo rialzo dell'accisa, siano anche i dolcificati d'importazione, come i Lambruschi. Ma anche tutti i vini che hanno fatto uso di mcr per arricchire
Come sempre, quando si parla di Russia e di nuove normative, si devono usare i condizionali rinforzati. Ma stando a quanto si apprende da numerose fonti, sia di stampa che governative, dal 1° luglio entrerà in vigore nella Federazione un nuovo sistema di classificazione dei vini, che confinerà nella categoria “bevande a base di vino” tutti i vini dolci e semi-dolci. Qui, però, i distinguo sono importanti: i vini naturalmente dolci – pensiamo ai passiti – continueranno a vivere nella categoria vino, mentre il problema si pone per tutti quei vini contenenti mosto concentrato o alcol etilico.
Sono sia la stragrande maggioranza dei vini locali – e a questo proposito i produttori russi hanno già fatto sapere che avranno serie difficoltà dal nuovo sistema, che prevede che debbano ottenere del Comitato per la regolamentazione del mercato delle bevande alcoliche nuove licenze speciali per ogni tipo di vino da loro prodotto – sia però i vini importati, quali – a titolo d’esempio – i vini abboccati o semi-dolci che vengono dolcificati con l’aggiunta di mosto concentrato: il Lambrusco è uno di questi. Ma stando alle indiscrezioni il problema si potrebbe porre anche per tutti i vini che fanno uso di Mcr non solo per dolcificare, ma anche per arricchire.
Quindi il problema si pone seriamente, in quanto – stando ad alcuni produttori interpellati dal Corriere Vinicolo – gli importatori stanno cominciando a chiedere dichiarazioni di assenza di mosto concentrato nel vino. Il rischio che si palesa è quello sia del blocco momentaneo delle importazioni, in attesa che si faccia chiarezza su che cosa si dovrà fare, ma soprattutto del passaggio a un regime di accisa notevolmente superiore: se oggi un vino, anche dolcificato, paga 6 rubli al litro, domani, con il passaggio a “bevanda”, l’accisa salirebbe a 257 o 230 rubli per litro di alcol puro a seconda che il prodotto ecceda o meno i 9 gradi.
L’incertezza comunque regna sovrana: i produttori locali (o gli importatori) dovranno acquistare e incollare sulle bottiglie i nuovi bolli delle accise, che a pochi giorni dall’entrata in vigore della nuova legge non sono stati ancora stampati e neppure elaborati dalla Zecca. “La procedura di passaggio al nuovo standard è assai complicata – ha dichiarato il direttore del Centro studi per il mercato russo degli alcolici, Vadim Drobiz -. Prima di tutto i produttori devono ottenere le nuove licenze: e non è semplice. Dopodiché – ma soltanto dopo l’entrata in vigore dei nuovi standard GOST – dovranno far registrare i propri prodotti. Se tutto fila liscio, ci vorranno come minimo due mesi per ottenere tutti i permessi. Nel frattempo le aziende rimarranno ferme”.
A incertezza si aggiunge altra incertezza, in quanto nonostante la richiesta degli operatori, il Governo non ha ancora approvato il disegno di legge proposto dall’Agenzia RAR affinché i vini muniti dei vecchi bolli vecchi potessero essere messi in commercio senza problemi fino al 1° gennaio 2014. Attualmente nei magazzini delle aziende produttrici e di quelle commerciali si trovano alcune centinaia di milioni di bottiglie di vini dolci e semi-dolci che dopo il 1° luglio rischiano di essere messi fuori legge. Già adesso le reti commerciali e i grossisti si rifiutano di acquistare vini dolci per la legittima paura che non sarà possibile venderli legalmente a partire da luglio.
Oltre a tutti questi problemi burocratici le nuove regole di classificazione possono provocare un brusco calo della domanda dei vini dolci e semi dolci: secondo gli esperti russi del settore, la maggior parte dei russi è convinta che una bevanda a base di vino rappresenti un prodotto di bassissima qualità, quasi un veleno che possono consumare solo i più poveri o gli alcolizzati. Questo perché sin dai tempi sovietici con il nome di “bevanda a base di vino” venivano commercializzati prodotti di qualità molto scarsa.
A oggi si sa che il commissario europeo Ciolos ha inviato una lettera al vice primo ministro russo per chiedere chiarimenti sulla situazione. In Italia si stanno muovendo sia il Mipaaf, sia il ministero degli Esteri tramite l’Ambasciata a Mosca.
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