Il numero delle cantine è quadruplicato in Usa negli ultimi dieci anni, ma le difficoltà per i nuovi produttori sono tante: l’80% fallisce a cinque anni dall’apertura
Nel 1940 le aziende vinicole statunitensi erano un migliaio, nel 2010, settant’anni dopo, circa 8000. Questi e i seguenti dati sono tratti da una ricerca relativa allo sviluppo del settore vinicolo americano condotta da Fabio Chaddad, Assistant Professor di Agricultural and Applied Economics presso l’Università del Missouri.
Dalla ricerca di Chaddad si evince che il numero di cantine americane è in crescita. Negli ultimi dieci anni le aziende vinicole sono quadruplicate: si tratta di aziende per lo più giovani e di piccole dimensioni.
“È molto difficile sopravvivere per le nuove cantine” ha dichiarato il ricercatore, soprattutto perché non è facile farsi notare da distributori e consumatori; questi ultimi sono spesso poco informati sulla disponibilità in commercio di vino prodotto dalle nuove cantine.
Secondo le statistiche l’80% delle nuove aziende vinicole fallisce entro i primi cinque anni dall’apertura; scopo della ricerca di Chaddad, oltre che tracciare una panoramica del settore, è dunque anche quello aiutare i produttori a superare il “liability of newness”, cioè la difficoltà di essere aziende nuove e poco conosciute.
Tra i fattori di grande importanza per i nuovi produttori la creazione di strade del vino, come quelle che corrono lungo i fiumi Missouri e Mississippi. Per garantirsi introiti anche dal turismo molte aziende attuano la vendita diretta e altre hanno ristoranti al loro interno.
Particolarmente interessante il sondaggio condotto da Chaddad sulle motivazioni che spingono gli americani a produrre vino. Solo il 2% dei nuovi imprenditori dichiara di aver aperto a scopo di guadagno, “to make money”. Il 30% dei nuovi produttori ha dichiarato invece di averlo fatto perché amante del vino; il 22% per migliorare la qualità della propria vita e, infine, il 19% perché voleva “mettere le mani nel fango” (get their hands in the dirt”).
FEB
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