Secondo uno studio dell’Università del Texas entro il 2050 gli spazi coltivabili a vite potrebbero diminuire nel mondo fino 73% ma non bisogna compromettere il territorio alla ricerca di nuove terre
La notizia nei giorni scorsi è stata riportata da diversi giornali, di settore e non: la superficie coltivabile a vite potrebbe diminuire da qui al 2050 tra il 25 e il 73% a causa dei cambiamenti climatici in corso nel pianeta.
L’allarmante avvertimento in uno studio dell’Università del Texas pubblicato negli Atti della National , degli Stati Uniti. Il calo delle superfici adatte alla coltivazione di uva nell’Europa mediterranea potrebbe arrivare al 68% e in alcune zone dell’Australia fino al 73%. Inoltre, l’innalzamento delle temperature potrebbe spingere i viticoltori a ricercare zone adatte alla coltivazione sia ad altitudini che a latitudini più elevate fino ad alterare gli ecosistemi montani e delle nuove zone interessate, creando difficoltà anche alla fauna. I vigneti – afferma lo studio – hanno un impatto di lungo termine sull’habitat delle zone in cui sono impiantati e possono influenzare notevolmente le risorse di acqua dolce.
Un monito da ascoltare attentamente, perché il legame tra vino e territorio, da diversi anni giustamente cavalcato da tanti produttori, si attui nel rispetto profondo degli ecosistemi, dei paesaggi e dei loro abitanti.
FEB
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