Oltre il 60% della superficie a vite dedicato al Sangiovese, che in dieci anni è cresciuto di quasi 6.000 ettari. Ma sono tutte le uve nere a guadagnare spazio: oggi sono a quasi il 90%, contro il 70% del 2000
Quasi 60 mila ettari vitati, per l’86% impiantati con varietà a bacca nera e in particolare per il 64% con il Sangiovese: sono questi i numeri che sintetizzano la vitivinicoltura toscana, la più univocamente orientata del Centro Italia.
Le uve nere prevalgono infatti dappertutto, anche se l’incidenza maggiore, rispettivamente pari all’89% e al 91%, la raggiungono nelle due principali province vitate, Firenze e Siena, che con 18.360 e 18.320 ettari rappresentano insieme oltre il 60 per cento del vigneto regionale.
* L’uva di altro colore include Pinot grigio e le varietà rosate, secondo la classificazione del Registro nazionale delle varietà di vite
La forte incidenza del Sangiovese, impiantato in Toscana su 38.220 ettari, lascia poco spazio agli altri vitigni.
Il secondo per importanza, il Trebbiano toscano, con 3.100 ettari occupa appena il 5% della superficie regionale, seguito a poca distanza dal Merlot, con 2.880 ettari e una quota analoga, e dal Cabernet Sauvignon, con 2.570 ettari e il 4%.
Tra le altre varietà, tutte sotto la soglia dei mille ettari, compaiono comunque nomi importanti. Troviamo infatti la Vernaccia di San Gimignano, intorno ai 500 ettari, il Montepulciano, a 260 ettari, il Canaiolo nero, poco sotto i mille, e lo Syrah, ormai secondo vitigno internazionale per estensione vitata (dopo il Cabernet Sauvignon), con 710 ettari.
Dal confronto con il Censimento del 2000, che comunque risente della diversa metodologia adottata, emerge un rafforzamento del ruolo del Sangiovese, le cui superfici in dieci anni sarebbero cresciute di quasi 5.700 ettari (all’epoca si aggiravano intorno ai 32.500 ettari). In arretramento, invece, il Trebbiano toscano, che avrebbe perso 4.500 ettari, ma anche il Canaiolo nero (-1.570 ettari) e la Malvasia bianca lunga (-1.300 ettari).
Insieme al Sangiovese hanno invece conquistato posizioni il Merlot e il Cabernet Sauvignon, entrambi con circa 1.500 ettari in più. Interessante anche la progressione dello Syrah, partito nel 2000 da 170 ettari, e arrivato dopo dieci anni a 540 ettari.
Insomma, le varietà a bacca nera, che già nel 2000 occupavano il 73% del vigneto regionale, sembrano aver ulteriormente rafforzato il loro ruolo nel corso dell’ultimo decennio.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati di Censimento Istat
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