Durante il 2012, l'azienda di Cossano Belbo ha completato un primo intervento e ne ha ora programmato un altro per il 2013 che porterà l’attuale impianto a lavorare fino a 150 metri cubi di acque reflue al giorno
La spiccata sensibilità ambientale che da sempre accompagna lo sviluppo e l’attività di Casa Toso di Cossano Belbo, ha portato l’azienda a programmare nel biennio 2012 e 2013 due successive fasi di potenziamento del proprio impianto di depurazione delle acque.
L’impianto di depurazione in attività, realizzato tra il 1993 e il 1994, aveva bisogno di un ulteriore potenziamento da un lato per rispondere agli impegni di un’azienda come la Toso in costante potenziamento produttivo e dall’altra per evitare ogni interferenza negativa sul torrente Belbo il cui equilibrio ambientale è sottoposto a un impatto piuttosto pesante.
La prima fase di ampliamento si è conclusa nelle settimane scorse e ha portato al potenziamento dell’impianto fino a 100 metri cubi al giorno di acque in lavorazione.
Una seconda fase di incremento operativo porterà l’attuale impianto a lavorare fino a 150 metri cubi di acque reflue al giorno.
Tale potenziamento è avvenuto utilizzando appieno le attuali strutture e senza realizzare ulteriori opere edili, limitando anche questo tipo di impatto ambientale.
Dal punto di vista funzionale, tra le varie soluzioni proposte, è stata preferita la tecnologia di trattamento dei fanghi biologici con i cosiddetti “fanghi dispersi” siglato SBR. Nella seconda fase già in piena programmazione verrà introdotto l’impiego di batteri che crescono su appositi supporti introdotti all’interno delle vasche con l’effetto di ingigantire la superficie di contatto, incrementando così l’efficacia quantitativa dell’intervento (MBBR).
Per completare il ciclo della depurazione il prossimo passo sarà quello di disidratare i fanghi e impiegare i prodotti di questa ulteriore lavorazione per concimare e ammendare i terreni, anche quelli collinari coperti da vigneti. In tal caso, arriveremmo al ciclo completo, con i fanghi disidrati che tornerebbero nel vigneto, da dove sono partite le materie prime (le uve) che hanno dato vita all’intero processo produttivo.
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