La normativa fissa parametri severi per la tutela ambientale, ma riconosce la specificità dei trattori per vigneto e frutteto, che potranno passare dall’attuale “Fase III b” direttamente alla “Fase V” nel 2021, dando così alle case costruttrici più tempo per adattarsi alle disposizioni senza alterare le funzionalità delle macchine
La complessa vicenda relativa ai “trattori stretti” si è conclusa in modo positivo per l’industria italiana. Il Parlamento Europeo ha finalmente approvato, in via definitiva e a larghissima maggioranza, il nuovo Regolamento sulle emissioni delle macchine mobili non stradali che riguarda anche i trattori specializzati per vigneto e frutteto (i trattori stretti appunto). La nuova normativa, che nasce da una complessa negoziazione con la Commissione e con il Consiglio, prevede limiti di emissioni e tempi di adeguamento abbastanza serrati per molte categorie di mezzi in uso nelle applicazioni non stradali; e recepisce la richiesta, formulata dai costruttori europei ed italiani di macchine agricole, di una regolamentazione ad hoc per i trattori specializzati.
Nella definizione della normativa – nella quale un ruolo di primo piano ha svolto l’onorevole Elisabetta Gardini, membro della Commissione Envi e relatrice in Parlamento per l’intera questione riguardante il Regolamento – è stata riconosciuta la difficoltà oggettiva ad applicare sui trattori specializzati i voluminosi dispositivi di post-trattamento dei gas combusti, a meno di non stravolgere le dimensioni delle macchine stesse e quindi la loro funzionalità. In termini di tempistica il testo stabilisce per i trattori stretti – per effetto delle possibilità offerte dalla normativa – il mantenimento in vigore delle norme relative alla “Fase III b” in pratica sino al 2021, e dopo questa data l’adeguamento delle macchine direttamente ai requisiti fissati per la “Fase V”.
“Questa soluzione consente di saltare un passaggio intermedio (Fase IV) che avrebbe costretto le industrie a riprogettare le macchine per un brevissimo lasso di tempo per poi modificarle nuovamente dopo il 2021 – spiega Manlio Martilli, Presidente di Assotrattori, l’Associazione che all’interno di FederUnacoma raccoglie le industrie italiane costruttrici – e rappresenta l’opzione più corretta per l’industria italiana, che ha proprio nei trattori stretti uno dei suoi prodotti d’eccellenza e che mira a conciliare l’adeguamento alla normativa con le necessità degli agricoltori e con le esigenze di massima funzionalità dei mezzi meccanici”.
Il nuovo Regolamento, che si applica con queste particolari modalità ai trattori specializzati ma che riguarda in senso generale una vasta gamma di mezzi meccanici dalle macchine da cantiere ai gruppi elettrogeni, dalle automotrici e locomotive alle navi per la navigazione interna fino alle macchine agricole e ad ogni tipo di dispositivo motorizzato utilizzabile in ambiente rurale, introduce parametri molto esigenti in termini di salvaguardia ambientale. “Abbiamo reso più stringenti i limiti proposti dalla Commissione per molte gamme di potenza – ha dichiarato Elisabetta Gardini – ma abbiamo mantenuto l’approccio abbastanza ragionevole da consentire all’industria, e in particolare alle piccole imprese che sono la spina dorsale della nostra economia, di adattarsi al nuovo quadro normativo in tempi brevi senza vincoli impossibili da rispettare: questo era l’obiettivo più importante”.
Stessa positiva valutazione quella espressa dall’Associazione dei costruttori europei di macchine per l’agricoltura Cema, che insieme ad Assotrattori/FederUnacoma e con l’appoggio dell’associazione europea delle organizzazioni professionali agricole COPA-COGECA ha lavorato perché venissero riconosciute le peculiarità e le specifiche necessità dei trattori stretti.
“Il nuovo regolamento pone l’industria europea ai vertici per quanto riguarda il controllo delle emissioni, giacché a partire dal 2019 avremo nel continente i limiti più severi al mondo – aggiunge il Presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni –ma tiene anche conto, grazie proprio al lavoro svolto dalla relatrice Gardini e da altri europarlamentari italiani come il Presidente della Commissione Ambiente del Parlamento Giovanni La Via, delle economie industriali e delle metodologie per la ricerca e l’innovazione, che hanno un’importanza prioritaria per un settore come il nostro ma che hanno precisi tempi di programmazione e di sviluppo”.
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