Il presidente Lucio Mastroberardino: confidiamo nel suo risoluto intervento per evitare che sia vanificato il prezioso lavoro svolto sinora
Il presidente di Unione Italiana Vini, Lucio Mastroberardino, interviene sulla questione dei controlli delle Igp, rivolgendo un appello diretto al ministro delle Politiche agricole Mario Catania e chiedendo un incontro per verificare la possibilità che il decreto, fermo dopo il veto della Regione Veneto, venga portato lo stesso in Consiglio dei ministri. E’ questa in sintesi la posizione dell’associazione, che in questo anno e mezzo di confronti a più livelli ha sempre e coerententemente sostenuto la necessità che anche le Igp si dotassero di un piano dei controlli che – salvaguardando la competitività delle imprese – garantisse comunque rigore e certezza.
A oggi, si registra una sostanziale situazione di stallo, con le varie associazioni di categoria che – dopo aver concordato il piano come era stato presentato nell’ultima conferenza Stato-Regioni – paiono aver smarrito il consenso, con posizioni le più varie, tra cui lo stralcio dal decreto della parte relativa alle Igp, in modo da avere ulteriore tempo per ridiscutere la faccenda e lasciare comunque che vada in porto la parte relativa alle Dop, che rischiano di trovarsi con il vecchio (e più rigido) piano dei controlli, ma soprattutto con una serie di denominazioni che dovranno rifare i prospetti che avevano preventivamente adeguato sul nuovo, confidando ormai nella sua imminente entrata in vigore.
Di seguito il testo della lettera, consegnata quest’oggi al ministro.
Caro Ministro,
La notizia del blocco al decreto dei controlli per i vini a DOP e IGP operato dalla Conferenza Stato-Regioni comporta grave disagio a tutta la filiera vitivinicola italiana.
Viene disattesa l’intesa raggiunta, dopo confronto ampio e approfondito durato oltre un anno e mezzo, tra Ministero – ICQRF, Regioni e filiera con un atto di forza unilaterale e imprevisto di una Regione.
L’intesa raggiunta, a conclusione dell’inteso e partecipato lavoro, semplifica le disposizioni attualmente in vigore per i controlli dei vini a DOP e integra tali previsioni per le produzioni a IGP. Per questo risultato, tutte le parti interessate hanno rinunciato a un pezzo delle proprie attese giungendo a condividere un nuovo schema di decreto frutto di convergenza in funzione di una mediazione di diversi e differenti.
Più di qualsiasi altro, il tema dei controlli, della certificazione di prodotto e del bilancio di massa delle produzioni è stato ostico sin dalle prime battute e l’approccio con il quale è stato affrontato fortemente ideologico.
Si sono volute rappresentare le posizioni in campo in maniera distorta, ossia fra chi riteneva che un sistema dei controlli sistematici avrebbe creato solo burocrazia e costi per le imprese e chi riteneva, invece, che non vi potesse essere nessun altro tipo di soluzione.
Questo tipo di confronto e di atteggiamento ha per lo più caratterizzato anche la genesi di questa ultima proposta di decreto.
Rimane il fatto che il settore, comunque, permane in una situazione paradossale: ancora oggi si è lontano da avere una quantificazione accurata di quanti siano gli effettivi ettari di vigneto (da vino); solo da poco si conoscono i dati sulle denominazioni, in termini di produzione d’uva e di vino effettivamente imbottigliato e tale condizione ostacola ogni attività di programmazione per la vita e la gestione strategica di una denominazione.
Questa situazione è certamente ancor più negativa per i vini a IGP, i cui dati in termini di volume produttivo sono ancor più rilevanti dei vini a DOP, e ad oggi sono quasi sconosciuti e, salvo poco eccezioni, solo stimati al meglio, per non dire approssimativamente.
Pertanto, di fronte a uno scenario di questo genere, qualcosa andava e va fatto se è vero che Origine e Identità sono i caposaldi della catena del valore e della filiera del vino italiano.
Il risultato “mediato” non rappresenterà la soluzione ottimale, ma può la perfezione appartenere a sistemi che devono far convergere interessi diversi e differenti, talvolta, diametralmente opposti? Quantomeno perimetra e focalizza problematiche reali e non più trascurabili.
Il testo del decreto rappresenta una tappa importante, di un sistema di controlli che è in evoluzione e che, con approccio de-ideologizzato, deve dinamicamente evolvere con l’evolvere dei contesti temporali, di sistema e di mercato.
Origine e identità sono i caposaldi della catena del valore del vino italiano e, più che mai, è imperativo preservarne l’integrità e l’autenticità al fine di garantire un mercato concorrenziale corretto specialmente in fasi congiunturali difficili come quella attuale. Su questo di fonda la credibilità commerciale della filiera vitivinicola italiana.
Dare attuazione reale e concrete a questi principi fondamentali è inderogabile e lo facciamo adottando, per la vini a Indicazione Geografica (IGT/DOC/DOCG) (origine e identità), un sistema di controlli basato sulla tracciabilità e sul bilancio di massa della produzione, “seguendo” e “mappando” tutte le operazioni che partono dal vigneto e arrivano al mercato.
Il sistema prevede una certa scalarità delle incombenze a carico delle aziende, a seconda della categoria dei vini. Un piano dei controlli più “leggero” per i vini a IGT e più “importante” per i vini a DOC e DOCG.
La questione legata ai costi del Piano dei controlli ha rappresentato e rappresenta un tema decisamente delicato da affrontare con gli Organismi di controllo al fine di evitare che le aziende possano recepire tale costo come un mero balzello, ma bensì, come un “investimento”. Anche per questo punto è auspicabile un’approccio de-ideologizzato ed evolutivo.
Tutti gli sforzi compiuti dalla Filiera e dall’Amministrazione per superare gli ostacoli pregiudiziali e fattuali del contenuto del decreto, durante l’anno e mezzo di acceso dibattito, sono stati tesi a migliorare l’impatto della norma sulle aziende senza pregiudicare l’efficacia del controllo.
Il veto della Regione Veneto ha fatto sfumare tutti questi sforzi e costruttivo confronto.
Per Unione Italiana Vini è necessario ripensare e valutare le condizioni di approvazione delle intese per evitare questi stalli, soprattutto quando gli organi governativi competenti e le organizzazioni di riferimento del comparto hanno compiuto tutti i passi necessari per la determinazione unanime di un provvedimento.
La situazione che ci troviamo ad affrontare ora è che il decreto possa in maniera molto improbabile essere portato così com’è in CdM oppure che per evitare una procedura d’infrazione da parte di Bruxelles si perda il lavoro di un anno e si mantenga la situazione attuale; i piani delle DO verrebbero rinnovati tra marzo e luglio con decreto senza modifiche migliorative e i controlli delle IG verrebbero svolti dall’ICQRF, in maniera, probabilmente, definitiva.
Confidiamo, pertanto, nel Suo risoluto intervento per evitare che sia vanificato il prezioso lavoro svolto sinora; rimanendo a Sua completa disposizione per ogni eventuale approfondimento, Le chiediamo di poterLa incontrare personalmente per discutere della delicata questione.
Lucio Mastroberardino, presidente di Unione Italiana Vini
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