Nuovo appello presentato alla World Trade Organization dall’ufficio per il commercio del presidente Trump in merito alla libera vendita del vino statunitense sugli scaffali dei negozi di alimentari
Un nuovo capitolo si aggiunge alla controversia tra Stati Uniti e Canada in merito alla possibilità di vendere liberamente vino importato nei negozi di alimentari della British Columbia (ne avevamo già parlato qui). Nella provincia canadese le norme sulla vendita di bevande alcoliche impongono che solo il vino prodotto localmente possa essere messo in vendita nei normali scaffali dei negozi di alimentari (si tratta in particolare del vino che rispetta la denominazione BC VQA (British Columbia Vintners Quality Alliance), mentre per il vino importato è necessario che ci sia un “negozio nel negozio” (store within a store), spazio dedicato esclusivamente alla vendita di alcolici.
Questa norma, che vige da tempo nella Columbia Britannica, sarebbe secondo gli Stati Uniti svantaggiosa per i vini importati e contraria alle regole del Nafta (North American Free Trade Agreement) sull’equiparazione tra prodotti locali ed importati.
A questo proposito, già nel gennaio 2017, l’United States Trade Representative (USTR), ufficio governativo statunitense per il commercio alle dirette dipendenze del Presidente, presentò un primo appello alla World Trade Organization (WTO). Appello che è stato rinnovato lo scorso 27 settembre, come comunicato dalla stessa WTO, con una nuova request for consultations, che darà la possibilità alle parti di confrontarsi; se non verrà trovato un accordo entro 60 giorni il denunciante avrà la possibilità di chiedere ad un apposito comitato un giudizio sulla controversia.
FEB
Devi essere connesso per inviare un commento.