Il Cra-Vit di Conegliano, il Centro per la Sperimentazione in viticultura della Provincia di Verona e la Cantina Valpantena insieme per studiare le interazioni tra suolo, clima e vitigno, nell’ottica di valorizzare al meglio la produzione. Presentati i primi risultati
Presso il Centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano (Cra-Vit) è in corso una ricerca volta a valorizzare l’Amarone della Valpantena. Condotto in collaborazione con il Centro per la sperimentazione in viticoltura della provincia di Verona, il progetto è stato finanziato dalla Cantina Valpantena, ed è volto all’individuazione dei vitigni antichi in Valpantena, zona a nord est di Verona, riconosciuta nel disciplinare di produzione dell’Amarone e caratterizzata da condizioni pedo-climatiche particolarmente favorevoli, allo studio dell’interazione tra suolo, clima e vitigno e quindi alla ricerca delle tecniche più idonee a mantenere e valorizzare i legami tra varietà e territorio. Il progetto, partito nel 2009 è orientato principalmente alla valutazione di quelle caratteristiche morfo-strutturali delle uve che influenzano maggiormente l’appassimento.
Sul Corriere Vinicolo n. 19 del 14 maggio 2012 Fabrizio Battista e Diego Tommasi, del Cra-Vit di Conegliano illustrano tale progetto di ricerca e i risultati a oggi raggiunti che trovano già immediate applicazioni nelle pratiche di produzione e di elaborazione delle uve.
Ad esempio, le uve provenienti da impianti a pergola veronese hanno un minor spessore della buccia rispetto a quelle da coltivazione a Guyot, mentre la quantità di cere è maggiore sugli acini provenienti da Guyot. Queste caratteristiche, insieme a fattori quali la compattezza dei grappoli, la grandezza degli acini, lo stato di maturazione e le condizioni climatiche dell’ambiente di appassimento (temperatura, umidità, ventilazione forzata o meno) sono legate alla cinetica di disidratazione delle uve. Maggior spessore della buccia e maggior quantità di cere favoriscono un appassimento più lento e omogeneo a tutto vantaggio di quei processi biochimici che portano alla sintesi dei composti aromatici di post-raccolta, alla lisi delle pareti cellulari e alla maggiore disponibilità della frazione colorante più interessante (antociani estraibili).
La ricerca sta inoltre evidenziando importanti differenze nelle uve al variare della zona di produzione, così da suggerire zone più adatte alla produzione di vini da uve fresche e zone più adatte a uve da appassimento. I risultati già ottenuti e quelli a venire permetteranno dunque agli enologi di scegliere meglio le uve destinate alla produzione dell’Amarone e di modulare in maniera ragionata la cinetica d’appassimento intervenendo sul controllo di temperatura e umidità degli ambienti di appassimento.
Articolo completo sul Corriere Vinicolo n. 19 del 14 maggio 2012
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