Il bilancio a due anni dall'entrata in commercio della nuova categoria, che nel 2011 ha visto un notevole incremento dell'export
Parigi. Dopo due anni di esistenza, i vini senza indicazione geografica con menzione del vitigno, i cosiddetti varietali, sembrano ancora dividere l’insieme degli attori della filiera viticola francese. In effetti, la semplificazione delle categorie di vini nata dalla riforma dell’Omc nel 2009 lascia senza nessun dubbio un gusto amaro per la maggioranza dei produttori transalpini. L’idea era quella di dinamicizzare le esportazioni dei vini francesi, in difficoltà sul mercato mondiale di fronte a una concorrenza feroce dei “vins de cépage”. La possibilità data a questi vini di apporre sull’etichetta il nome del vitigno e/o il millesimo doveva permettere di combattere ad armi pari con i vini del Nuovo mondo. Dal 2009, anno di entrata in vigore della normativa, questa possibilità ha alimentato una forte polemica in seno a certe zone di produzione degli ex “Vin de pays” (dalla riforma diventati “Igp”), i cui produttori lamentano oggi una forte concorrenza interna, che ha di fatto tolto loro il monopolio dell’indicazione del vitigno: l’accusa è di essere stati cannibalizzati su mercati dove i Vin de pays erano già consolidati.
Per fare il punto sulla situazione attuale dei varietali in Francia, abbiamo incontrato la direttrice dell’Anivin (Associazione nazionale interprofessionale dei “Vins de France”), Valérie Pajotin.
Dopo due anni dalla nascita e i tanti ostacoli incontrati, ci può fare il bilancio del segmento dei varietali?
Dalla prima messa in mercato nel 2009, questa tipologia di vini ha dovuto sormontare diversi ostacoli. In effetti, la possibilità di aggiungere sull’etichetta il nome del vitigno è stata vissuta come un sacrilegio dai principali produttori, soprattutto quelli di Vins de pays.
In un primo tempo, abbiamo cambiato il nome del nostro organismo nazionale, da Anivit (Associazione nazionale interprofessionale dei vini da tavola e di Paese) ad Anivin. Non è solo un cambiamento d’identità, ma una volontà di far evolvere la missione della nostra associazione rispetto alla nascita di questo nuovo segmento di vino, un segmento diventato inevitabile sul mercato internazionale per il quale siamo impegnati in attività di promozione e supporto allo sviluppo e al consolidamento dei mercati.
Come sono andate le vendite nelle ultime campagne?
Per quanto riguarda gli ultimi dati dei vini varietali, il mercato dello sfuso è stato molto attivo durante la campagna 2010/2011, con vendite cumulate che ammontano a 705.000 ettolitri (+135% rispetto alla campagna 2009/2010). L’ultima campagna è stata positiva, abbiamo raggiunto la soglia dei 700 000 ettolitri, l’equivalente di 100 milioni di bottiglie da 75cl, ossia il 25% del volume delle vendite totali dei “Vins de France” (2,8 milioni di ettolitri per la campagna 2010/2011).
E l’obiettivo per la campagna in corso?
Superare 1 milione di ettolitri di venduto (ovvero 130 milioni di bottiglie), soprattutto in chiave export, dove il vitigno è diventato un riferimento ormai inevitabile, in associazione a un marchio forte e riconosciuto. Nel 2011 siamo arrivati a quota 939.000 ettolitri (+29%) per 160 milioni di euro (+16%), con un peso percentuale sul totale export passato in volume dal 5 al 7%. Abbiamo voluto porre l’accento proprio sull’aspetto internazionale di questi vini e la nozione di marca in questo segmento, e in questo senso è nato nel 2010 il concorso internazionale “Best Value Vin de France”, un evento che ha incontrato un immenso successo, gestito dall’Unione degli enologi di Francia. Stiamo lanciando la nuova edizione, forti del fatto che i vini premiati nel 2010 e 2011 hanno beneficiato di una forte visibilità all’interno di uno spazio di degustazione esclusivo sia al Prowein sia allo Sugar and Alcoholic Commodities Trade Fair in Cina. I vini selezionati saranno presentati nella stampa professionale internazionale e potranno apporre una medaglia sulle bottiglie.
E’ aumentato anche il numero degli operatori?
Sì, congiuntamente a questo slancio dei volumi di vendita, abbiamo assistito a un aumento notevole degli operatori abilitati a produrre questo tipo di vino. Nel 2010 erano 428 nel 2010, l’anno scorso sono stati 664 gli operatori – negozianti, importanti gruppi cooperativi hanno scelto la menzione “Vin de France” con il vitigno per promuovere le loro marche sul mercato internazionale: il Gruppo Castel, Les Grands Chais de France, Kriter, Lurton ecc. Questi dati mostrano l’infatuazione crescente da due anni per questa tipologia di vini. L’associazione marca commerciale, vitigno e l’origine Francia rimane un trio vincente.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat
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