L'agricoltura potrebbe diventare leva di cittadinanza. Tale orientamento sta guidando il lavoro del ministro Martina e del collega alla giustizia, Andrea Orlando, per arrivare a una legislazione nazionale che, sull'esempio dei Frescobaldi, possa stimolare altri produttori a collaborare con altri penitenziari italiani
Il ministro Maurizio Martina è convinto che il settore vitivinicolo sia in grado di fare da traino al motore economico italiano. “Il ministero ritiene che l’esperienza vitivinicola possa rappresentare un modello di rilancio per l’economia italiana”. Queste sono le parole che il ministro ha detto in conclusione del suo intervento all’Accademia dei Georgofili di Firenze giovedì 29 settembre in occasione di un incontro organizzato dalla famiglia Frescobaldi per parlare dell’esperienza di Gorgona.
Qualche giorno prima sempre a Firenze, nel corso dei festeggiamenti per il trecentesimo anniversario del Bando di Cosimo III de’ Medici che delimitava le zone di produzione di quattro vini, aveva usato più o meno le stesse parole parlando con gli imprenditori del Chianti Classico.
Insomma, pare che il governo guardi alla vitivinicoltura come a un esempio di successo che potrebbe essere adottato in altri settori del made in Italy. Sembrano dunque passati i tempi nei quali l’agricoltura veniva sempre considerata come fanalino di coda dell’economia nazionale tanto da portare a un tentativo di abrogazione del ministero competente. Il testo unico sul vino aspetta l’ultimo passaggio al Senato, e nell’ultima legge si stabilità sono stati rifinanziati anche i progetti di ricerca in campo vitivinicolo.
Cinque anni di successi
Ma l’incontro era incentrato su un’altra tematica: quella della vitivinicoltura sociale inaugurata a Gorgona dai Frescobaldi. Lamberto Frescobaldi, che ha da pochi giorni terminato la quinta vendemmia sull’isola toscana, ha ricordato come i carcerati siano regolarmente assunti e pagati rispettando i contratti di lavoro di categoria. Il vino della Gorgona, che a detta di Lamberto “costa una fortuna”, sta spuntando notevoli prezzi sui mercati e risulta tra i vini bianchi italiani più cari. Questo significa che il messaggio è passato e che il consumatore che acquista una bottiglia di questo vino dà importanza al valore aggiunto rappresentato dall’occasione sociale da esso offerta ai detenuti. Lo ha detto a chiare lettere Giuseppe Martone – provveditore regionale all’amministrazione penitenziaria della Toscana – che per la maggior parte dei detenuti il lavoro in vigna e in cantina rappresenta la prima occasione di socialità. L’agricoltura dunque potrebbe diventare leva di cittadinanza e in questo senso il ministro Martina sta lavorando con il collega alla giustizia Andrea Orlando per arrivare a una legislazione nazionale che, sull’esempio dei Frescobaldi, possa stimolare altri produttori a collaborare con altri penitenziari italiani. I Frescobaldi stessi non si sono fermati, visto che da settembre dell’anno scorso l’azienda ha deciso di mettere a disposizione del carcere fiorentino di Sollicciano i propri agronomi per produrre l’Olio degli Incontri, prodotto con le olive raccolte nell’oliveto presente all’interno del penitenziario e franto nel frantoio di Nipozzano, la storica tenuta della famiglia in Chianti Rufina. Patrizia Cantini
Nella foto, da sinistra: Leonardo, Lamberto e Vittorio Frescobaldi insieme al ministro Martina (al centro) e Giuseppe Martone (primo da destra)
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