Secondo una ricerca dell’Institute of Technology (KIT) di Karlsruhe le regioni vitivinicole più esposte a rischi sono quelle argentine di San Juan e Mendoza. Gelo e grandine gli eventi più impattanti sul settore
Un gruppo multidisciplinare di ricercatori europei e australiani, guidati da James Daniell del Karlsruhe Institute of Technology (KIT), ha condotto uno studio sugli effetti delle calamità naturali sulla vitivinicoltura, allo scopo di individuare quali regioni del pianeta siano maggiormente esposte a rischi e quanto questo fenomeno influenzi l’industria del vino. La ricerca è stata presentata durante l’Annual Conference of the European Geosciences Union (EGU), durante una sessione dal titolo Natural hazard event analyses for risk reduction and adaptation; ne ha parlato il portale di informaizone scientifica ScienceDaily.
Lo studio ha portato alla stesura di un indice di rischio mondiale per regione di produzione, prendendo in esame 7500 regioni vinicole del pianeta, site in 131 diversi Paesi, e partendo dal presupposto che non ci sia nessuna regione potenzialmente non esposta a disastri legati al clima.
Le ondate di freddo, il gelo e la grandine sono stati identificati come eventi più impattanti sul settore vitivinicolo; a questo proposito James Daniell suggerisce che l’analisi costi-benefici dell’installazione di reti antigrandine nelle regioni di produzione di vini premium indica chiaramente la convenienza dell’investimento nelle protezioni.
Eventi quali i terremoti incidono invece soprattutto sulle infrastrutture di produzione e sui serbatoi di affinamento e sui siti di conservazione (qui avevamo parlato di un sistema di isolamento per serbatoi sviluppato presso la Pontificia Universidad Católica de Chile; in Cile, in seguito al terremoto del 2010 si persero 1,25 milioni di ettolitri di vino).
L’impatto del cambiamento climatico è invece diverso nelle diverse regioni del globo.
In generale, gli esperti prevedono uno spostamento delle zone più adatte alla coltivazione della vite, più a nord nell’emisfero boreale e più a sud in quello australe, mentre probabilmente si perderà la possibilità di coltivare la vite nelle regioni più vicine all’equatore.
In alcune zone il cambiamento climatico potrebbe portare a dei vantaggi e a una maggior produzione: è il caso ad esempio del Regno Unito, del Canada e della Cina settentrionale.
In ogni caso l’evento del cambiamento climatico può essere affrontato dai viticoltori attraverso la scelta dei vitigni più adatti e delle nuove tecnologie.
Altri eventi catastrofici che possono compromettere la produzione del vino e l’industria a esso legata sono inondazioni, eruzioni vulcaniche e gli incendi (a questo proposito avevamo parlato qui del caso australiano).
Secondo l’indice di rischio le regioni vitivinicole del mondo più esposta a eventi naturali disastrosi sarebbero quelle di San Juan e Mendoza in Argentina (primo posto), seguite dalle regioni di Kakheti e Racha in Georgia (secondo posto), dal distretto di Cahul in Moldova (terzo posto), dal nord-ovest della Slovenia (quarto posto), dalle regioni di Yaruqui in Equador e da quella di Nagano in Giappone (al quinto posto).
La ricerca indica anche i maggiori rischi cui sono sottoposti i più importanti paesi produttori del mondo: per l’Italia grandine, gelo e terremoti; per la Francia gelo grandine e temporali; per la Spagna grandine, gelo e ondate di caldo; gelo grandine e temporali anche per gli Stai Uniti e l’Australia, quest’ultima a rischio anche di incendi.
FEB
Devi essere connesso per inviare un commento.