L'Italia si avvia a chiudere l’anno con il record storico. A tutto novembre, infatti, volumi e valori hanno già superato il totale 2012: 1,9 milioni di ettolitri (+14%), per 668 milioni di euro (+19%), il che lascia intravedere sfondamento sicuro di quota 700 milioni per fine anno, se non qualcosa in più
L’export italiano di spumanti si avvia a chiudere l’anno con il record storico. A tutto novembre, infatti, volumi e valori hanno già superato il totale 2012: 1,9 milioni di ettolitri (+14%), per 668 milioni di euro (+19%), il che lascia intravedere sfondamento sicuro di quota 700 milioni per fine anno, se non qualcosa in più.
* previsioni di chiusura anno
A determinare la crescita mostruosa del comparto bollicine, che non ha eguali nelle altre categorie dell’imbottigliato, sono i due grandi Paesi importatori: Regno Unito e Usa. Il primo mostra tassi di incremento che ci si attenderebbe da un “emergente”, con un +45% sui volumi (36 milioni di litri) e un +49% sulla colonna valori, a 118 milioni di euro tondi. In scia gli Usa, primo mercato a valore con 128 milioni di euro (+21%) e +16% a volume (33,6 milioni di litri). Assieme, questi due Paesi contano per il 37% del volume e valore totale di bollicine esportate dall’Italia nel mondo: quello che 13 anni fa faceva la Germania da sola.
Germania che continua a riservare brutte sorprese alle nostre aziende, avviandosi a chiudere il 2013 in passivo sia a valori (-7%), che a volumi, dove si arriva quasi al -20% nel consuntivo dei primi 11 mesi. A compensare la defaillance tedesca ci pensa la Russia, ritornata ai vecchi splendori dopo un 2012 interlocutorio che ha penalizzato seriamente l’Asti, prodotto di punta da queste parti: chiusura d’anno sicuramente positiva, con incrementi del 21% e del 45% rispettivamente a volume e valore.
Se la Svizzera tiene, il passo falso invece è quello registrato dal Giappone, che si avvia a chiudere l’anno in passivo dell’8% in valore. Eccettuati alcuni Paesi che vanno indietro (tra questi di un certo peso è il Brasile, -12%), il resto cresce e anche con performance più che robuste: Belgio +26%, a 22 milioni di euro, Austria +5%, Canada +4%, tutto il Nordeuropa – eccettuata l’Olanda – e la Scandinavia, l’Est europeo (Praga esclusa) e il Sudest asiatico, con la Cina avviata verso gli 8 milioni di euro di acquisti (+69%).
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat
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