L'assessore Shaurli fa chiarezza dopo le polemiche per il mancato inserimento della pratica all'ultimo Comitato vini. E sulla Doc Pinot grigio: "La precondizione è un governo paritario con Trentino e Veneto per evitare le difficoltà postume già viste con il Prosecco"
Adriano Del Fabro
La Doc unitaria della produzione vitivinicola del Friuli Venezia Giulia rimane un obiettivo primario dell’Amministrazione regionale. L’assessore alle Risorse agricole e forestali, Cristiano Shaurli, ha rassicurato sulla determinazione della giunta regionale per ottenere questo riconoscimento dopo la diffusione della notizia che nella riunione del Comitato nazionale vini, tenutosi a Roma il 15 luglio, la costituzione della Doc Friuli Venezia Giulia non era stata nemmeno messa all’ordine del giorno, frustrando così le attese dei produttori regionali.
“Non mi accodo a vecchie abitudini, le mie responsabilità me le prendo tutte, per serietà e perché sono abbastanza ambizioso da pensare che sarò l’assessore alle Risorse agricole che, dopo anni di parole e discussioni, otterrà il riconoscimento concreto della Doc regionale Friuli”.
Rivolgendosi agli operatori del settore, Shaurli ricorda di “essere diventato assessore il 16 maggio 2015, assumendo l’impegno come prioritario. Il disciplinare non era ancora consegnato agli uffici regionali (ricordo che l’azione deve partire dai viticoltori, non dalle istituzioni) e in 15 giorni si è ordinato, tradotto e inviato al Mipaaf il fascicolo, dopo anni di promesse e parole. L’attenzione e la pressione tecnica e politica sono state e sono costanti – assicura l’assessore -. Capisco la volontà e la preoccupazione di chi finalmente vede il traguardo e ci ha sempre creduto e a loro va l’assicurazione del mio impegno che mai come ora ha bisogno di unità e lavoro e non di primedonne. Per questo voglio essere chiaro anche sull’ipotesi di una Doc interregionale per il solo Pinot grigio – aggiunge Shaurli – dove sembra vi sia una scelta politica quando invece, a fronte di alcuni rumorosi, vi è la richiesta e il lavoro di centinaia di vitivinicoltori e non solo per le polemiche identitarie su un vitigno alsaziano, ma perché anche qui l’obiettivo è aumentare qualità, chiarezza dei disciplinari e controlli conseguenti in cantina di una realtà ora deprezzata. Ma soprattutto esistono delle precondizioni chiare: l’approvazione proprio della Doc regionale e un governo paritario con Trentino e Veneto per evitare le difficoltà postume già viste con il Prosecco”.
Devi essere connesso per inviare un commento.