Il governo statunitense accoglie e rivendica le preoccupazioni dell’industria del vino californiana sulle limitazioni al commercio di vino importato nei negozi di alimentari della British Columbia
In seguito ad un reclamo presentato all’attenzione dell’United States Trade Representative (USTR) da parte dal Wine Institute californiano, il governo degli Stati Uniti ha espresso ufficialmente le sue preoccupazioni in merito alla politica sul commercio di alcolici della British Columbia canadese, che limita la vendita di vino nei negozi di alimentari (grocery store) al solo vino canadese, e in particolare al vino che rispetta la denominazione BC VQA (Vintners Quality Alliance.)
Secondo l’industria del vino californiana, infatti, questa limitazione sarebbe in contrasto con gli impegni cui il Canada si deve attenere quale membro della World Trade Organization (WTO), e più nello specifico all’obbligo imposto dall’accordo sul libero scambio NAFTA (North American Free Trade Agreement) di agire rispetto ai prodotti importati alla stegua di quelli nazionali. Inoltre, il Wine Institute sottolinea che già altri paesi produttori di vino avrebbero espresso obiezioni a queste limitazioni.
Da parte sua il governo provinciale della British Columbia difende le sue norme, sottolineando che solo un piccolo numero di grocery store ha oggi la possibilità di commerciare vino VQA, e che inoltre l’accordo NAFTA del 1987 includeva una clausola in merito alla possibilità di vendere esclusivamente vino canadese all’interno di un determinato numero di negozi della British Columbia, grazie a licenze preesistenti all’accordo stesso. Si tratterebbe, infatti, di un fenomeno numericamente assai limitato, perché delle 60 licenze di vendita di vino VQA preesistenti al NAFTA, solo 12 sarebbero oggi utilizzate da negozi di generi alimentari per la vendita di vino canadese.
FEB
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