Nel decreto Sviluppo un emendamento della Lega inserisce l'obbligo per tutti i prodotti a Do-Ig di dotarsi di sistemi anticontraffazione telematici. Realizzati dalla Zecca e pagati dai produttori
Fascetta per tutti? A leggere il decreto Sviluppo, recentemente approvato dal Senato e diventato legge, quello per intenderci che contiene la norma sui consorzi di cui abbiamo parlato diffusamente, è lo scenario più probabile che potrebbe presentarsi ai produttori di vini Dop e Igp. La norma è stata inserita all’interno dell’articolo 59, quello che si occupa di agroalimentare, attraverso un emendamento inserito in sede di approvazione già alla Camera da una pattuglia di deputati leghisti (Fugatti, Comaroli, Fava, Forcolin, Montagnoli, Torazzi) e passato tal quale in Senato, che recita esattamente così:
Art. 59-bis. (Sistemi di sicurezza contro le contraffazioni dei prodotti agricoli e alimentari).
1. Al fine di contrastare le pratiche ingannevoli nel commercio dei prodotti agricoli e alimentari a denominazione di origine protetta (DOP), a indicazione geografica protetta (IGP), di specialita` tradizionale garantita (STG) o certificati come biologici ovvero che devono soddisfare determinati requisiti merceologici o specifiche qualitative richiesti da norme relative a organizzazioni comuni di mercato (OCM), consistenti, tra l’altro, in contraffazioni, falsificazioni, imitazioni e altre operazioni non veritiere apportate sulle menzioni, sulle indicazioni, sui marchi di fabbrica o di commercio, sulle immagini o sui simboli che si riferiscono al prodotto agricolo o alimentare e che figurano direttamente sull’imballaggio o sull’etichetta appostavi o sul dispositivo di chiusura o su cartelli, anelli o fascette legati al prodotto medesimo o, in mancanza, sui documenti di accompagnamento del prodotto agricolo o alimentare, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro dell’economia e delle finanze, con regolamento da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, definisce le modalità per l’integrazione dell’etichettatura dei prodotti agricoli e alimentari con sistemi di sicurezza realizzati dall’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, basati prioritariamente su elementi elettronici o telematici, anche in collegamento con banche dati, e prevedendo, ove possibile, l’utilizzo, ai fini dei relativi controlli, di dispositivi o mezzi tecnici di controllo e di rilevamento a distanza. Il regolamento definisce altresì le caratteristiche e i requisiti di tali sistemi e fissa il termine, non superiore ad un anno dalla data della sua entrata in vigore, per l’applicazione del relativo processo di garanzia della sicurezza.
2. I costi di realizzazione e di gestione del sistema di sicurezza di cui al comma 1 sono a carico dei soggetti che si avvalgono dell’etichettatura di cui al presente articolo.
Ora, è di tutta evidenza che qui si introduce un obbligo per il ministro Catania, quello di emanare entro febbraio un regolamento recante le disposizioni applicative di questo articolo, ovvero di integrare le etichette con dispositivi che garantiscano sull’autenticità del prodotto.
Non solo, in via prioritaria, questi dispositivi dovranno essere elettronici o telematici. Si spera che – se proprio questa norma deve essere applicata – per il vino possano continuare a valere le nuove fascette realizzate dal Poligrafico, che verrebbero estese a chi oggi non le adopera. Perché visto che qui si parla di agroalimentare in generale la tentazione potrebbe essere quella di avere un unico gingillo multimediale per i formaggi, i prosciutti e i vini. Un gingillo nuovo di zecca, è il caso di dirlo, e pagato naturalmente dai produttori.
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