In dieci anni gli americani sono diventati primo fornitore di vini in bottiglia per valori incassati. Italia prima sulla spumantistica e lo sfuso
Un mercato da 220 milioni di dollari per un volume – tra imbottigliato, spumanti e sfuso – di poco meno di 100 milioni di litri. Sono le dimensioni della Polonia, Paese con spiccate attitudini al consumo di alcolici ma che negli ultimi anni ha sviluppato un consistente aumento delle importazioni di vino, se si pensa che a inizio 2000 i litri di vino importati non raggiungevano nemmeno 60 milioni.
A cavalcare la crescente sete del mercato – che nel decennio ha riqualificato pesantemente la propria richiesta di vino, facendo passare il confezionato dal 40% di quota volume all’80% odierno – sono stati soprattutto i vini statunitensi: se nel 2000 il valore dell’imbottigliato made in US era di poco superiore ai 2 milioni di dollari, oggi gli americani sono diventati primo fornitore per valori incassati, pari a qualcosa come 30 milioni di dollari. Cifra che li mette davanti ai principali produttori europei, Francia, Spagna e Italia.
A volume, sono i bulgari a detenere la prima piazza (11 milioni di litri), seguiti da spagnoli e italiani con rispettivamente 9 e 8 milioni di litri.
Le buone notizie per noi arrivano soprattutto dal fronte spumanti, dove l’Italia primeggia sia a volumi che a valori: 6 milioni di dollari su un mercato che assorbe bollicine per 15 milioni e anch’esso in forte crescita nel decennio.
Stessa musica per lo sfuso: su una richiesta complessiva di 14 milioni di litri, l’Italia ne fornisce oltre 6, a un prezzo medio di 63 centesimi al litro.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istituto di statistica polacco
Nella sezione Statistiche sono consultabili le tabelle complete, con il dettaglio delle forniture italiane per tipo di vino (Dop, Igp, spumanti, frizzanti)
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