E’ l’opinione del noto produttore Bollinger rilasciata alla rivista inglese The Drinks Business. Necessarie campagne d’istruzione e di costruzione del marchio. Promettenti invece paesi come Thailandia, Indonesia e Birmania
Secondo i dati del Comité Champagne, le esportazioni di Champagne verso la Cina non hanno avuto una particolare evoluzione nel 2016 rispetto all’anno precedente: la crescita in volume è stata del solo 0,2%, per un totale di 1,3 milioni di bottiglie spedite, quella in valore del 3,6%, per un fatturato complessivo di 20,7 milioni di euro (per altri dati del Comité Champagne sul mercato estero 2016 si veda qui).
La Cina non è stata dunque, almeno nel 2016, un mercato facile per lo Champagne, come sostiene anche Bastien Marian, export manager della nota maison Bollinger. Parlando con The Drinks Business Marian ha infatti suggerito che i consumatori cinesi non amano particolarmente bere Champagne, che viene scelto soprattutto per eventi e festeggiamenti, tanto che l’85-90% dei consumi è fatto oggi nei locali notturni (canale oltretutto in cui Bollinger non è per scelta posizionato). La conoscenza del prodotto Champagne non è ancora diffusa in Cina e per i produttori è necessario operare nella direzione dell’istruzione e della costruzione del marchio. La Cina oggi sarebbe dunque il mercato asiatico più difficile oggi per lo Champagne. Diversamente altri mercati della regione, sebbene più piccoli, si stanno dimostrando più promettenti, e a questo proposito il manager di Bollinger cita la Thailandia, l’Indonesia e la Birmania.
FEB
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