E' stato presentato all'ultimo Vinitaly il progetto pilota del ministero dell'Ambienteper la misura della performance di sostenibilità della filiera vite-vino, a partire dal calcolo della Water & Carbon footprint
“Costruire un marchio di qualità ambientale per il vino italiano. Un prodotto che è già bandiera del made in Italy e ora potrà essere anche l’ambasciatore di uno sviluppo sostenibile in Italia e nel mondo”. Con queste parole, il ministro Corrado Clini, in occasione dell’ultimo Vinitaly, ha presentato il progetto pilota per la misura della performance di sostenibilità della filiera vite-vino, a partire dal calcolo della Water & Carbon footprint, partito l’estate scorsa. Il progetto – come è stato raccontato durante l’incontro di Verona – punta alla creazione di indicatore di sostenibilità per la produzione vitivinicola italiana partendo appunto da carbon e water fooprint. E se le metodologie di carbon footprint per il settore esistono a livello internazionale, la metodologia di water footprint in questo campo è invece una “novità” del progetto, perché non ne esiste ancora una già certificata.
Sostenuta dal ministero dell’Ambiente, con la partecipazione di istituti di ricerca come Agroinnova, centro di competenza dell’università di Torino, il centro di ricerca Opera per l’agricoltura sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e quello sulle biomasse dell’Università di Perugia, l’iniziativa vede anche il coinvolgimento, su base volontaria, di alcune aziende vitivinicole, che sono state scelte sulla base di criteri geografici e di prodotto (F.lli Gancia, Masi Agricola, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Montevibiano Vecchio, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica &Venica). Proprio su queste aziende è stata svolta in questi mesi una analisi preliminare per valutare il livello di sostenibilità in viticoltura nel nostro Paese e capire quali siano le criticità su cui è necessario intervenire. I dati raccolti saranno utili anche per lo sviluppo di un protocollo di sostenibilità. L’obiettivo finale del progetto, infatti, è di arrivare a definire delle linee guida per una produzione sostenibile, sviluppando di conseguenza un codice di sostenibilità che permetta una certificazione per le aziende che seguiranno tale protocollo.
Ma non solo. Accanto infatti a questi aspetti, ci si propone di fornire uno strumento informatico di facile utilizzo per valutare la performance ambientale della gestione del vigneto basato sullo sviluppo di indicatori che includano le dimensioni sociali, economiche e ambientali, e portare avanti un’attività di formazione nei riguardi degli operatori tecnici. In primo piano anche l’attività di comunicazione perché come ha detto il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, presente alla conferenza stampa, “c’è grande attenzione da parte dei consumatori nei confronti della sostenibilità delle produzioni. In altri Paesi, ad esempio quelli del Nuovo mondo, si sono già portate avanti azioni in questa direzione, dobbiamo cogliere questa opportunità”. In quest’ottica proprio la prossima conferenza mondiale Rio+20, in programma a giugno a Rio de Janeiro e dedicata allo sviluppo sostenibile, “sarà un momento ufficiale – ha concluso Clini – per presentare a livello internazionale il nostro progetto”.
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