+4% il tasso tendenziale dei prezzi al consumo (era al 3,7% a gennaio). Una dinamica innescata dai rincari alla produzione, che ha spinto l’ultimo dato rilevato dall’Istat ai massimi da quasi quattro anni
Febbraio trascina al +4% il tasso tendenziale dei prezzi al consumo dei vini (era al 3,7% a gennaio). Un’escalation, innescata dai rincari alla produzione, che ha spinto l’ultimo dato rilevato dall’Istat ai massimi da quasi quattro anni. Per trovare un aumento tendenziale superiore ai 4 punti percentuali bisogna infatti risalire la serie storica fino al marzo 2009, quando i prezzi dei vini alla fase retail segnarono aumenti del 4,2%, toccando punte di oltre il 5% nell’ultimo trimestre del 2008.
Il caro-vino sugli scaffali di supermercati e enoteche contrasta ovviamente con una fase degli acquisti non certo esaltante, oltre che fortemente condizionata dall’incertezza sull’evoluzione del quadro macro in Italia, soprattutto in relazione agli sviluppi occupazionali. La situazione, tuttavia, di forte tensione all’origine sta inevitabilmente trasferendosi di mese in mese sui prezzi al consumo, seppure in maniera decisamente più attenuata rispetto ai rincari a doppia cifra sperimentati per i prodotti enologici alle fasi a monte.
Da segnalare ancora le forti spinte dei vini da tavola, che a febbraio hanno toccato aumenti del 7% su base annua. Per le etichette di qualità e gli spumanti le indicazioni dell’Istat confermano invece una situazione di relativa calma, con i prezzi al consumo che rispetto al febbraio 2012 hanno segnato rincari del 2,2% per entrambe le referenze.
Va detto che il più 4% di aumento medio dei vini si confronta con un tasso di inflazione generale che il mese scorso, causa la recessione, si è ulteriormente ridimensionato scendendo all’1,9% (era dal dicembre 2010 che non si vedeva un tasso tendenziale così basso).
A distanza di un solo mese l’indice di inflazione è aumentato di appena lo 0,1%, mentre i prezzi al consumo dei vini hanno fatto segnare, rispetto a gennaio, uno scatto in avanti di 6 decimi di punto, un dato che incorpora rincari mensili dell’1,3% per i prodotti da tavola e dello 0,2% per vini di pregio e spumanti.
L’ulteriore rallentamento dell’inflazione a febbraio – rileva l’Istat – è in parte imputabile alla frenata della crescita su base annua dei prezzi degli alimentari non lavorati (+3,1%, dal +4,8% di gennaio). Ma un ulteriore fattore di contenimento è riconducibile al calo dei prezzi dei servizi nel ramo comunicazioni, dovuto principalmente al taglio dei costi della telefonia mobile.
Da segnalare che i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori sono aumentati su gennaio dello 0,4%, mentre su base annua hanno rallentato la crescita al 2,4%, dal 2,7% di inizio 2013.
Ancora tensioni sul capitolo abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+4,6% su febbraio 2012), con le spese di istruzione aumentate in un anno del 2,9% e i trasporti rincarati del 2,5%.
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