Quasi il 70% dei vigneti del Lazio è a bacca bianca, con il terzetto di testa composto da Malvasia e Trebbiani. Il primo rosso è il Merlot
Quasi il 70% dei vigneti del Lazio è a bacca bianca, perché questo è l’orientamento delle tre principali province produttrici di questa regione, Roma, Latina e Viterbo, dove l’analoga incidenza oscilla tra il 64% e il 76%. Diversa è la situazione sul versante appenninico, con Rieti e Frosinone che mantengono un rapporto abbastanza equilibrato tra uve bianche e nere.
* L’uva di altro colore include Pinot grigio e le varietà rosate, secondo la classificazione del Registro nazionale delle varietà di vite
Malvasia bianca di Candia, Trebbiano giallo e Trebbiano toscano sono le varietà più diffuse a livello regionale. Contano rispettivamente 2.510, 2.090 e 1.970 ettari, e un’incidenza congiunta del 40% sul vigneto regionale. Quarto vitigno è il Merlot, con 1.090 ettari, ma tra le uve nere riescono a ritagliarsi un ruolo di rilievo anche il Sangiovese (820 ettari) e il Montepulciano (600 ettari). Interessante inoltre la quota del Cesanese d’Affile, con 370 ettari.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Censimento Istat
La varietà più presente nel Lazio, la Malvasia bianca di Candia, è impiantata soprattutto in provincia di Roma, per il 72%. Nella capitale sono stati censiti anche i due terzi della Malvasia del Lazio e il 59% della Malvasia bianca lunga.
Cesanese d’Affile e Cesanese comune si distribuiscono tra Roma e Frosinone. Invece il vitigno Bellone è per la maggior parte (il 58%) impiantato in provincia di Latina, e il Passerina è quasi esclusivamente nel Frusinate, dove si concentra oltre il 98% delle sue superfici. Più articolata sul territorio regionale la coltivazione delle altre varietà.
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