La decisione riguarda la provincia di Firenze, ma seguiranno provvedimenti analoghi nelle altre province toscane interessate dalle due denominazioni
di Patrizia Cantini
E’ stato rinnovato per altri tre anni il blocco delle superfici vitati per Chianti e Chianti Classico nella provincia di Firenze, al quale seguiranno provvedimenti analoghi nelle altre province toscane interessate dalle due denominazioni. La decisione è stata presa di comune accordo tra i due consorzi e l’amministrazione provinciale fiorentina ed è stata presentata alla stampa dall’assessore Pietro Roselli insieme al presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi e al direttore del Consorzio Chianti Classico Giuseppe Liberatore.
Nonostante la situazione dei mercati internazionali abbia dato notevoli segnali di ripresa, i due consorzi hanno deciso che non è il momento di andare ad aumentare le produzioni, ma di gestire bene la ripresa. L’assessore Roselli ha sottolineato che i due provvedimenti presi per Chianti e Chianti Classico intendano anche tenere alto il valore delle due denominazioni e allo stesso tempo stimolare i produttori al rinnovo dei vigneti. Il Chianti ha ancora un 40% di vigneti da reimpiantare, mentre il Chianti Classico è più avanti nei lavori e conta ancora tra il 30 e il 35% di vecchi impianti da rinnovare. Per quanto riguarda il Chianti in maniera particolare, le modifiche approvate al disciplinare porteranno un aumento della produzione, visto che è stato deciso di innalzare le rese da 90 a 110 quintali di uva per ettaro per tutti i vigneti nuovi con almeno 4.000 ceppi. Tuttavia, al contempo si è deciso di abbassare il carico per pianta da 5 a 3 chilogrammi per le vecchie vigne, e quindi nei prossimi 2-3 anni non si avranno sostanziali mutamenti nella produzione globale di vino Chianti (oggi attestata sui 775.000 ettolitri a pieno carico). Le vendite di Chianti negli ultimissimi anni sono di circa 800-810.000 ettolitri, a riprova del rinnovato apprezzamento da parte dei mercati nei confronti della più grande denominazione italiana. Il 70% del Chianti prodotto va all’estero e il volume di affari della denominazione è pari a 350 milioni di euro.
Anche il Chianti Classico, che è uscito da un periodo a dir poco difficile che ha visto la caduta libera dei prezzi dello sfuso, intende continuare a mantenere chiuso l’albo dei vigneti. Il prezzo dello sfuso oggi è risalito e si aggira tra i 165 e i 195 euro, ma l’esperienza insegna che i mercati sono estremamente variabili e conviene tenere i piedi per terra. L’81% del Chianti Classico va all’estero e tra i paesi che più hanno aumentato le importazioni c’è il Canada. Buone sono le performance in Oriente e negli Stati Uniti le posizioni del Chianti Classico sono almeno per ora salde.
Ma nessun produttore di Chianti o di Chianti Classico intende forzare la mano, meglio restare calmi e reimpiantare vigneti. Sembra che tutti si siano convinti che la qualità paga, nel breve e nel lungo periodo.
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