"La Doc però deve proseguire il cammino - spiega il presidente Badin -. Per questo motivo in sede assembleare ho proposto la nascita di un Comitato spontaneo, a cui tutte le aziende possano partecipare a titolo gratuito, in grado di confrontarsi con gli Enti pubblici"
di Adriano Del Fabro
Il Consorzio Tutela Vini Doc Friuli Isonzo cessa l’attività. Lo ha stabilito il Consiglio di Amministrazione guidato dal presidente Giorgio Badin. Una scelta sofferta ma necessaria: dopo aver lanciato il piano di rientro che porterà al pareggio del bilancio, il Consorzio ha proposto la messa in liquidazione, accettata anche dall’Assemblea straordinaria dei soci.
Badin spiega così i motivi della decisione. “Le cause sono principalmente due: le dimensioni troppo piccole del Consorzio Friuli Isonzo che non ne consentono una gestione economicamente sostenibile e il venir meno del sostegno pubblico. Il sistema consortile regionale così come è strutturato ha dei limiti e il fatto che pochi associati sostengano economicamente una struttura utile a tutti crea mille problemi. Il mondo politico dovrebbe spingere verso un sistema consortile regionale dal forte coinvolgimento, che sia gratuito per le aziende e che non metta in discussione le singole denominazioni, il vero patrimonio da salvaguardare”.
Ci sono anche motivazioni che riguardano l’intero settore vitivinicolo isontino. “Che è cambiato in questi anni – annota Badin – perché le aziende investono molto in promozione aziendale, ma di meno in promozione del territorio. I produttori hanno propri tecnici di campagna e reti commerciali che li supportano e a questi ottimi risultati hanno contribuito la capacità dei singoli imprenditori, ma anche la presenza del Consorzio”. Che oggi ha esaurito il compito originario di sostenere una denominazione un tempo poco conosciuta e riconosciuta.
L’analisi di Badin riguarda la situazione attuale e quella futura. “Nella Doc Friuli Isonzo – dice il presidente – ci sono realtà di prestigio che propongono etichette presenti nelle carte dei vini dei maggiori ristoranti italiani e internazionali. Ma sarebbe un grosso errore per i produttori pensare che non ci sia più bisogno di promozione territoriale e di coordinamento tra aziende. Se il Consorzio chiude per esaurite finalità, la Doc deve proseguire il cammino. Per questo motivo in sede assembleare ho proposto la nascita di un Comitato spontaneo, a cui tutte le aziende possano partecipare a titolo gratuito, in grado di confrontarsi con gli Enti pubblici”.
Il Consorzio Tutela Vini Doc Friuli Isonzo è uno dei più antichi d’Italia: è stato fondato nel 1966, ha sede a Cormons (Gorizia) e comprende circa 60 aziende e 1.000 ettari rivendicati. In questi anni, ha partecipato a molte iniziative che hanno aiutato le denominazioni regionali a raggiungere alti livelli nel settore vitivinicolo internazionale, collaborando con gli altri Consorzi regionali con cui ha formato il Consorzio delle Doc del Friuli Venezia Giulia (presieduto da Badin fino ai primi mesi del 2014). Il Consorzio ha inoltre svolto una attività di assistenza legislativa e di assistenza tecnica fondamentale per le sue aziende, adottando strategie di lotta guidata per nella difesa delle viti, promuovendo il controllo fitosanitario con tecnologie innovative e realizzando, in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Pianura Isontina, un sistema di irrigazione moderno ed efficiente per i vigneti. L’attenzione per il territorio è sempre stato il punto cardine dell’attività consortile, testimoniata dall’adozione della speciale bottiglia “Goriziana”.
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