Le importazioni del segmento bottiglia chiudono il 2015 a oltre 1,8 miliardi di dollari (+37%). Corrono tutti, meno il nostro Paese che fa solo +1%
Pechino chiude il 2015 all’insegna del record assoluto in fatto di importazioni: sul fronte bottiglia, i volumi hanno sfiorato quota 4 milioni di ettolitri, per un valore di 1,87 miliardi di dollari, equivalenti a una crescita anno su anno del 37%.
Il 2015 torna a progressioni “cinesi”, dopo un triennio di piattezza, segno che pare essere stata smaltita in qualche modo l’eccedenza di prodotto accumulatasi alle Dogane e che aveva rallentato in maniera preoccupante gli acquisti.
Grandi performance per tutti i maggiori Paesi, leader Francia inclusa, con l’Australia però a detenere la palma di best performer: crescita a valore di quasi l’80% per prezzi medi saliti del 14%. Crescono anche Cile e Spagna, anche se quest’ultima a fronte di una decurtazione dei listini di un quarto. L’Italia è l’uninca tra i big a non riuscire a intercettare la ripresa in atto: resta quinta, ma soffre sui valori, in crescita di solo l’1% e prezzi medi scesi del 18%.
Sul fronte spumanti, le cose – che già dall’inizio dell’anno erano sembrate subito deteriorarsi sul lato valore – sono andate peggiorando, inforcando il segno meno anche sui volumi: -10%, per fatturati scesi di circa un terzo e prezzo medio in calo del 20%.
Anno tragico per lo Champagne, ma in coda va anche l’Italia, che chiude il bilancio a -25%. Si salva solo la Spagna, che riesce perlomen a mandare su più volume, anche se a sconto.
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