I recenti report di OIV, ISMEA e Rabobank suggeriscono le due macrotendenze in atto nel mercato globale, dove l’Italia e gli spumanti hanno ruoli di primo piano
Consumi, tendenzialmente, in crescita e produzione mondiale, tendenzialmente, in calo.
Questo quanto suggeriscono i tre diversi report, recentemente pubblicati, dall’ Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) e da Rabobank, i cui dati principali sono stati messi in relazione in un articolo comparso su Wine-Searcher.
Secondo l’OIV, che ha presentato lo scorso 11 aprile la sua Congiuntura vitivinicola mondiale, la produzione globale di vino è calata lo scorso anno del 3,2%; si è passati dai 276 milioni di ettolitri del 2015 ai 267 milioni di ettolitri del 2016 (il CV ne ha parlato qui).
Con la produzione rallentano, sempre secondo l’OIV, anche gli scambi, mentre i dati sui consumi mondiali indicano una timida tendenza a salire, fino a 242 milioni di ettolitri, volume più grande dal 2013 ma in linea con la media quinquennale, e molto lontano dal record di 250 milioni di ettolitri segnato nel 2008.
Ismea, la cui relazione è stata presentata durante Vinitaly, prevede per i prossimi quattro anni una crescita dei consumi mondiali del 4,3%, grazie soprattutto alla sete di vino della Cina (prevista un +21,6%), della Russia (+6,1%) e degli Stati Uniti (+5,7%). L’Italia sarebbe inoltre il paese produttore che più potrebbe beneficiare di questa crescita mondiale dei consumi.
Infine, Wine-Searcher propone anche i dati dell’ultimo report trimestrale di Rabobank, che mette sotto la lente il mercato statunitense, dove le importazioni di vino sono cresciute del 3% in volume e del 2% in valore, e dove gli spumanti hanno fatto da traino a quest’incremento, con un +20% registrato negli ultimi 8 mesi.
FEB
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