Totale generale a 5 miliardi di euro (+1%), per volumi fermi a 20 milioni di ettolitri. Grande performance solo dello spumante, mentre calano i frizzanti. Vini fermi a +2%, con best performer i bianchhi Igp. Lo sfuso lascia sul campo il 30% del valore, causa Spagna
Pubblichiamo il consuntivo export italiano del 2014, riservandodi più approfondite sul Corriere Vinicolo settimanale.
La situazione è rimasta pressoché invariata rispetto all’andamento generale dell’anno, con il solo comparto della spumantistica a incamerare una grossa crescita a volume e valore, con qualche perdita di smalto sui listini, anche per il prodotto Dop, come il Prosecco (il consuntivo spumante lo trattiamo in questo articolo, leggi).
In drastico calo la performance a valore dello sfuso, che ha risentito della poderosa concorrenza spagnola tutto l’anno, specie sui mercati tedesco, russo e dell’Est Europa. Stabile invece il saldo dell’imbottigliato.
Guardando nel dettaglio il segmento bottiglia, si notano le difficoltà patite dai frizzanti, specie quelli comuni, per un passivo della categoria attorno a -6%. Sui vini fermi, il totale ferma le lancette a +2% di valore, a 3,3 miliardi, per volumi fotocopia del 2013. Contributi positivi li hanno dati i vini Dop in generale (+1%), mentre gli Igp si sono divisi tra un anno molto buono (bianchi, +10%) e un anno impalpabile (rossi), anche se migliorato rispetto già a novembre, quando si era in perdita.
A livello di Paesi, alla fine la situazione sui primi due mercati (Usa e Germania) è stata in parte raddrizzata, mentre continua pesante il momento no del Regno Unito. Frenata contenuta a -3% per il Canada e aumento del 5% a volume sulla Svizzera. Giappone in arretramento, ma lo si era preventivato. La Cina? In attesa del gran balzo, chiudiamo un anno di aumento volumico pagato però a caro prezzo sui valori, con listini in arretramento del 12%.
Sullo sfuso, il consuntivo è pesante sulla Germania, dove abbiamo dovuto tirar giù i prezzi del 30%, guadagnando niente a volume, o meglio i rimasugli di quanto lasciato dagli spagnoli. Stesso discorso in Ungheria e Repubblica Ceca, per non parlare della Russia, sparita dai radar.
Sui mercati scandinavi invece le performance dei vini in box sono positive, in particolare in Norvegia e Danimarca
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat.
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