Diffusione della cultura enogastronomica in Italia ed esportazione del modello mediterraneo di consumo, sono gli auspici dell’assemblea annuale Federvini. Ma c’è bisogno di maggior sostegno da parte delle istituzioni
Roma. È stata un’assemblea dal profilo spiccatamente culturale quella di Federvini, tenutasi il 31 maggio scorso a Roma presso l’Hotel de la Minerve. Più che la promozione del consumo di vino nel nostro Paese si è auspicata la diffusione della cultura enogastronomica e, per quanto riguarda l’estero, più che l’export vinicolo si è auspicata l’esportazione dello “Mediterranean style”. Uno stile di consumo largamente dominante nel nostro Paese, improntato a un approccio verso le bevande alcoliche maturo e responsabile, socialmente positivo, conviviale. Secondo un’indagine Nielsen commissionata da Federvini, infatti, il consumo di alcolici tra gli italiani si conferma “diluito” durante tutta la settimana e non concentrato in uno o due giorni come accade in altri Paesi, e la cena a casa propria, in famiglia o con amici e parenti, resta il momento preferito per il buon bere. Lo stesso approccio dei giovani si conferma legato alla cultura e alla tradizione: il primo assaggio avviene mediamente a 15 anni ed è quasi sempre legato a occasioni speciali e ad ambiti familiari (36% una ricorrenza, 22% una festa in casa, 14% a casa con genitori e parenti), contesti che si confermano anche per i giovani che si avvicinano agli alcolici più tardi, generalmente tra e 17 e i 20 anni.
Aspetto meno positivo, dal punto di vista squisitamente commerciale, del nostro bere moderato e responsabile, è che il consumo di vino nel nostro Paese continua a diminuire sia in volume (-3,6% nel 2011 rispetto al 2010, fonte: Nielsen) sia in valore (-0,9%); una diminuzione più marcata nel canale Horeca che in ambito domestico. I dati Nielsen sono in linea con le ultime risultanze dell’Oms sul consumo di alcol in Europa, dalle quali emerge che i più forti consumatori di vino, Italia e Francia, sono anche quelli che nel corso degli ultimi decenni hanno sperimentato un maggiore calo nel consumo di alcolici. L’Italia non solo risulta avere uno dei consumi pro-capite di alcol tra i più bassi d’Europa posizionandosi al terzultimo posto (fonte: Oms, 2009) con 6,4 litri pro-capite (fonte: Istituto Superiore di Sanità, 2009), ma registra anche una minore frequenza di binge-drinking, ossia del bere legato allo “sballo” (fonte: Oms). “L’impostazione intera della nostra alimentazione è basata sulla varietà e su tanti apporti – ha affermato Lamberto Vallarino Gancia, presidente Federvini – e in questo scenario un aperitivo, un vino o anche un distillato dopo cena continuano a restare un complemento corretto, che non deve essere accomunato a comportamenti sbagliati né sanzionato attraverso misure proibizionistiche, ma piuttosto con la prevenzione e, soprattutto, l’informazione”. Secondo il presidente Federvini “si beve a misura, nella misura in cui si conosce ciò che si beve”, di qui la necessità di fare cultura enogastronomica nel nostro Paese, iniziando già tra le mura scolastiche. “I consumatori italiani – ha aggiunto Vallarino Gancia – restano statisticamente consumatori corretti, responsabili e moderati, eppure, nonostante questa evidenza, si continua a puntare il dito contro i prodotti del comparto vitivinicolo, utilizzando nella comunicazione toni e contenuti che sono più appropriati per descrivere stili di consumo e modalità di approccio al mondo delle bevande alcoliche tipici di altre culture, diverse dalla nostra. Anche nel nostro Paese si registrino fenomeni di abuso, ma si tratta di fenomeni in sé circoscritti, con caratteristiche quasi sempre legate a momenti di passaggio e, soprattutto, in diminuzione”.
Il modello italiano che emerge dall’indagine Nielsen conferma, in definitiva, la sua correttezza di fondo e la sua coerenza con lo stile e la qualità di vita che sono riconosciuti all’Italia da chiunque svolga ricerca in ambito agroalimentare. “Quello dello ‘Stile Mediterraneo’ è un modello vincente – ha ribadito il presidente Federvini – che dovremmo esportare, affinché venga adottato come riferimento anche negli altri Paesi, consapevoli che la qualità delle nostre produzioni riflette ed è a sua volta riflessa nella qualità dello stile di consumo cui le nostre imprese, oltre che i nostri concittadini, fanno riferimento per tradizione, storia e cultura”. Ma per esportare il modello italiano, e con esso i prodotti del Bel Paese, c’è bisogno del sostegno delle istituzioni. Il supporto agli operatori italiani all’estero era stato recentemente messo in crisi con la chiusura dell’Ice da un lato, e la sospensione dell’attività di Buonitalia dall’altro. “La ricostituzione dell’Ice – ha rilevato Vallarino Gancia – ora Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, è stato il punto di partenza per migliorare i servizi alle imprese. È nostro vivo auspicio che questo sia solo il primo di una lunga serie di passi necessari per creare un percorso condiviso con il mondo imprenditoriale, e auspichiamo anche una ragionevole soluzione per Buonitalia, il cui valore di professionalità è certamente utile e importante in questo percorso”. Nonostante la difficile congiuntura internazionale i vini e i mosti hanno registrato un incremento dell’export pari al 12% mentre i liquori e le acqueviti chiudono il 2011 con un +13%; buona anche la performance del comparto degli aceti, che ha registrato un aumento dell’export superiore all’8% (fonte: Osservatorio Federvini, 2011). “Gli operatori stanno dando prova della loro volontà e capacità di esportare – ha concluso il presidente Federvini – ma devono sapere con certezza che il proprio Paese li sostiene, li rappresenta, e li difende di fronte ai tanti ostacoli tecnici, fiscali, doganali, che incidono sulle correnti di esportazione. Chiediamo misure tempestive ed efficaci che, da una parte, offrano opportunità alle imprese di conoscenza dei mercati internazionali e, dall’altra, le sostengano con risorse destinate alla promozione, strumento di vitale importanza per i nostri settori che sono estremamento vocati all’export”. Il messaggio dell’assemblea Federvini alle istituzioni è inequivocabile: è arrivato il momento di scommettere seriamente sul made in Italy, visto il peso indiscusso che ha nell’economia nazionale, e soprattutto, considerando l’impulso che può dare allo sviluppo attraverso l’export.
Indagine Ispo/Federvini
Consumi fuori casa, riflettori sull’happy hour
Sebbene il pasto in casa sia un momento ancora molto importante, diverse sono le occasioni del mangiare e bere fuori casa apprezzate dagli italiani. Pizzerie e ristoranti sono l’icona classica, amati dai più e seguiti a ruota dalla colazione al bar. Al terzo posto a pari merito ecco comparire l’happy hour e le degustazioni vino/cibo, amati entrambi da circa 4 italiani su 10. E’ quanto emerge in sintesi dall’Indagine Ispo/Federvini (presentata sempre in occasione dell’assemblea annuale). L’happy hour è una tradizione più recente e giovanile, apprezzata anche da un pubblico adulto: se in generale piace a 4 italiani su 10, fa registrare un vero trionfo tra i giovanissimi (fra i 16 e i 24 anni dicono di amarlo in 7 su 10). La maggior parte degli italiani, circa 6 su 10, sperimenta almeno sporadicamente l’ebbrezza dell’aperitivo, e l’appuntamento è almeno settimanale per un terzo dei giovanissimi. Non trascurabile anche l’aspetto economico: l’happy hour permette di mangiare e bere contenendo le spese. Quasi 2 frequentatori su 3, peraltro, dichiarano di non spendere più di 8 euro per l’aperitivo (fonte: Ispo, 2012)
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