Porre dei vincoli in questo momento metterebbe a rischio gli investimenti già programmati dalle cantine. Meglio andare avanti fino al 31 luglio e fare il punto della situazione, anche alla luce della mancanza ad oggi di dati sicuri sulle superfici rivendicate
La produzione del Prosecco, in Fvg, rischia di essere una casa senza “tetto”. Infatti, a fine luglio 2011, la Giunta regionale, in accordo con la Regione Veneto, aveva approvato la richiesta del Tavolo di Filiera vitivinicola di porre un tetto massimo di 3.500 ettari per la superficie vitata iscritta allo schedario vitivinicolo, esclusa la provincia di Trieste. In occasione della decisione, il Tavolo aveva accolto solo in parte la proposta del Consorzio interregionale della Doc Prosecco che, oltre a un limite numerico, metteva come obbligatorio anche un limite temporale all’iscrizione. Tale istanza era stata corredata da una relazione dalla quale si evinceva che, nell’attuale fase congiunturale del mercato del Prosecco, c’era sì una forte crescita dell’offerta, ma anche una non altrettanto forte crescita della domanda. Proprio per evitare la diminuzione del prezzo di vendita del vino e delle uve, il Consorzio aveva richiesto un intervento capace di riequilibrare il mercato. La delibera prevedeva, di concerto con il Veneto, la modifica del Regolamento, permettendo alla stessa Giunta di effettuare interventi sulle modalità di iscrizione dei vigneti agli albi Doc e agli elenchi delle vigne Igt ogni qualvolta ciò venga richiesto dai relativi Consorzi, per particolari situazioni contingenti.
Il guaio è che, a tutt’oggi, nessuno sa quale sia l’entità reale degli impianti. “La nostra Regione ha numerosi problemi da questo punto di vista – sottolinea Giorgio Giacomello, presidente di Fedagri Fvg-Confcooperative Fvg -. Si pensi solo che sulle scrivanie della burocrazia sono ancora ferme le domande di reimpianto del 2008. Al Tavolo tecnico di fine gennaio 2012, si è sentito parlare di 1.600 ettari di Prosecco impiantato, ma senza poter capire quale fosse la data di riferimento”.
Bisogno di dati certi
Dunque, il problema urgente sul tappeto è ora quello del che fare per la nuova stagione degli impianti appena iniziata. C’è chi ha già spiantato vecchi vigneti per far posto al Prosecco; chi ha acquistato i diritti di rempianto, le barbatelle, e ha deciso di investire sulle bollicine. “Non si possono cambiare le regole durante la partita. Questo è il motivo per cui Fedagri ha proposto all’assessore regionale alle Risorse rurali, Claudio Violino – prosegue Giacomello – di consentire gli impianti di Prosecco fino al 31 luglio di quest’anno e poi fare il punto reale della situazione. Dal canto loro, le cantine cooperative che commercializzano il 60% del vino del Fvg, si candidano a ‘certificare’ le dimensioni esatte degli espianti e degli impianti, se la Regione non dovesse farcela con le proprie forze (su questo aspetto, in verità, nutriamo forti dubbi). Il Prosecco continua a essere un vino molto richiesto – conclude Giacomello – e, oltre che rappresentare una buona fonte di reddito per i vignaioli, potrebbe trasformarsi pure in un ottimo traino promozionale sui mercati internazionali degli altri vini friulani e italiani”.
Al Tavolo verde di fine febbraio, la posizione di Fedagri è stata condivisa pure dalle tre organizzazioni professionali. Nell’occasione, il dato (non certificato da alcuno) di ettari impiantati a Prosecco in Fvg, è salito a 3.300, ma per averne uno più preciso, il Tavolo Verde si è aggiornato a fine marzo.
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