Due i temi che maggiormente preoccupano il settore: l’aliquota IVA da applicare ai prodotti di competenza di FederMosti e le corrette definizioni commerciali da riportare in fattura
I produttori italiani di mosti e succhi d’uva concentrati e concentrati rettificati, si sono riuniti a Verona, in Assemblea straordinaria, durante il Vinitaly. All’ordine del giorno la complessa situazione operativa che le Aziende si trovano ad affrontare nelle ultime settimane.
Sono due i temi che maggiormente preoccupano il settore e sui quali, nonostante gli incontri avuti e le lettere inviate, non è ancora arrivata una risposta ufficiale da parte delle Istituzioni: l’aliquota IVA da applicare ai prodotti di competenza di FederMosti e le corrette definizioni commerciali da riportare in fattura.
La riduzione dal 22% al 10% – che il settore chiedeva a gran voce fin dal 2010 – sembra essere stata finalmente adottata, ma la sola Agenzia delle Entrate di Padova ha confermato, rispondendo a un interpello, che la situazione è in effetti cambiata: manca tuttavia un provvedimento della sede centrale che estenda il provvedimento a livello nazionale e – di conseguenza – mancano indicazioni circa la gestione dell’IVA pregressa all’entrata in vigore della nuova aliquota. FederMosti ha chiesto queste informazioni, di vitale importanza per gli equilibri operativo-finanziari delle imprese, con lettera del 16 febbraio 2016!
Ancora più kafkiana la situazione per quanto concerne la denominazione di prodotti che sono identici sotto il profilo organolettico: Il Mosto Concentrato Rettificato (MCR), il Succo Concentrato Deionizzato e lo Zucchero d’uva. Le Aziende del settore, in base al principio di trasparenza, arrivano ad indicare la provenienza delle uve e la destinazione del prodotto, ma tutto questo, a quanto pare, genera illeciti e provvedimenti sanzionatori da parte del Mipaaf.
Al di là del merito – questione su cui le aziende adiranno a vie legali, eventualmente anche attraverso una class action nella quale, oltre al quadro normativo nazionale si farà riferimento a quello internazionale e alle prassi commerciali consolidate nei principali Paesi produttori di mosti d’uva – quello che FederMosti vuole stigmatizzare è che le Amministrazioni nazionali a cui il settore ha chiesto chiarimenti operativi in un’ottica di cooperazione, a distanza di oltre due mesi dalla richiesta, non hanno ancora fornito le risposte ufficiali e continuano a rimpallarsi le competenze.
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