Export in crescita costante e il 10% circa in più di bottiglie prodotte nei primi 7 mesi del 2016, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente
“E’ un successo che parte da lontano” spiega il Presidente del Consorzio Tutela del Gavi, Maurizio Montobbio. “La scelta di produrre un Cortese autoctono, unico con caratteristiche molto riconoscibili e uno standard di qualità alto, ha radici lontane. Risale al 972 d.c il primo documento che parla di viticoltura a Gavi e la storia del Grande Bianco piemontese è strettamente legata al nostro terroir, a questo microclima unico: continentale “arricchito” dal vento marino che soffia dalla Liguria attraverso l’Appenino e sa di sale. Un clima che permette la crescita di un vino elegante, fresco, longevo, delicato e molto caratteristico”.
Uno sviluppo integrato che da una parte è sensibile alla conservazione della biodiversità e supporta la sostenibilità ambientale della produzione, dall’altra promuove l’immagine del Grande Bianco Piemontese in Italia e nel mondo.
E questa Denominazione tradizionalmente orientata ai mercati internazionali – con oltre 65 paesi in cui è presente – da gennaio a luglio 2016 ha, avuto un incremento pari al 9,4% (ovvero 766.370 bottiglie) in più rispetto agli stessi mesi del 2015, per un totale di quasi 9.000.000 di bottiglie totali. Al 31 luglio 2015 erano poco più di 8.000.000. Cifre ancora più ragguardevoli e in evidente controtendenza se si considerano le bottiglie prodotte nel periodo agosto 2015-luglio 2016 che sono oltre 13,4 milioni, rispetto a quelle dello stesso periodo dell’anno precedente, circa 12.2 milioni.
E mentre il Cortese matura in vigna, in attesa di questa vendemmia in cui i vigneti sono carichi di grappoli sani, il Consorzio Tutela del Gavi raccoglie i frutti di questa buona strategia: il monitoraggio dei nuovi impianti, l’attenzione alla qualità del lavoro in vigna, gli alti standard di vigilanza, e non da ultimo, l’ottimo lavoro dei produttori in cantina hanno consentito al Gavi Docg di essere apprezzato nel mondo. Una tradizione “colturale” che si ripete con i tanti giovani che oggi guidano le cantine dei padri, girano il mondo e portano il Gavi Docg nei nuovi mercati internazionali.
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