Si è parlato di brevetti, di marchi e di brand nel convegno “La tutela della proprietà industriale per i prodotti vitivinicoli e le tecnologie alimentari” che la Jacobacci & Partners ha organizzato presso il Relais San Maurizio a Santo Stefano Belbo
di Giancarlo Montaldo
Si è parlato di brevetti, di marchi e di brand nel convegno intitolato “La tutela della proprietà industriale per i prodotti vitivinicoli e le tecnologie alimentari” che la Jacobacci & Partners ha organizzato giovedì 18 giugno scorso presso il Relais San Maurizio a Santo Stefano Belbo.
Un appuntamento tecnicamente qualificato che ha visto una platea folta di presenze e non solo perché la partecipazione all’evento portava crediti agli avvocati di alcuni Ordini della professione.
Dopo i saluti del sindaco di Santo Stefano Belbo, Luigi Genesio Icardi e del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Asti, Avv. Giorgio Todeschini, il convegno è entrato nel vivo delle tematiche con gli interventi di Edgardo Deambrogi, Paola Gelato e Enrica Acuto Jacobacci, tutti della Jacobacci e, successivamente, di Pier Stefano Berta, direttore OICCE.
Brevetto, marchio privato e marchio collettivo sono i temi che hanno maggiormente coinvolto i presenti, soprattutto in un’ottica di mercato sempre più globalizzato, che mette a rischio non solo le azioni legate alla singola realtà produttiva, ma anche quelle che appartengono a gruppi di produttori, come le denominazioni di origine dei vini, che non trovano nel diritto internazionale la completa salvaguardia di fronte a ogni tipo di aggressione.
Che la tutela della originalità della produzione attraverso il marchio e il brand sia un modo di agire che appartiene di più ai popoli anglosassoni e del nuovo mondo rispetto a quelli mediterranei è un dato inconfutabile. Lo sottolinea anche la statistica ricordata da Edgardo Deambrogi: nella sezione “brevetti comunitari” l’Italia è in una posizione di retroguardia; situazione un po’ migliore è quella del disegno comunitario dove siamo al secondo posto dopo la Germania e nel marchio comunitario con la quarta piazza dopo Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna e davanti a Giappone e Francia.
Molto interessante il confronto che si è sviluppato, a seguito della relazione di Paola Gelato, sul cosiddetto “marchio collettivo”, quello cioè che è di pertinenza di più protagonisti del settore produttivo. Finora, tale strumento è stato utilizzato a livello italiano soprattutto come ulteriore rafforzamento delle denominazioni di origine, in particolare nelle parti del mondo che non riconoscono l’efficacia delle appellazioni europee. Gelato ha sostenuto con forza che il marchio collettivo potrebbe essere uno strumento molto più efficace in mano ai produttori seri nel tutelare in modo concreto il loro prodotto e la denominazione dalle frodi e dalle contraffazioni o comunque dagli usi impropri fatti sia nell’ambito del settore produttivo come nel cotesto esterno.
La fase pomeridiana del convegno è stata dedicata a un’analisi molto approfondita della tutela cautelare ordinaria e alle procedure per la tutela della proprietà industriale e intellettuale, con l’intervento di Emanuela Germano Cortese, presidente della sezione specializzata in materia di impresa della Corte di Appello di Torino, di Gabriella Ratti della medesima sezione e dell’Avv. Vittorio Merlo di Canelli.
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