“No a una liberalizzazione a tutto tondo”. Una scelta che porterebbe a ricadute gravi sul settore, in termini di qualità del prodotto, competitività e anche sugli assetti del territorio, del paesaggio e dell’ambiente
Una forte convergenza su tutte le tematiche. Così il ministro Catania ha commentato l’incontro odierno con il ministro francese dell’alimentazione dell’agricoltura e della pesca, Bruno Le Maire, che è stato occasione di un nuovo confronto sui temi che, a livello europeo, interessano l’agricoltura e la pesca. “Nel corso del nostro colloquio – ha detto infatti Catania – , che è stato particolarmente positivo, abbiamo avuto modo di confermare la sintonia tra i governi dei due Paesi in merito alla riforma della Politica agricola comune. Abbiamo parlato anche della difficile situazione dell’ortofrutta e della questione relativa ai diritti di impianto delle viti, un tema molto importante per la tutela delle produzioni vinicole di eccellenza, sia italiana e che francese. Su tutte le tematiche abbiamo registrato una forte convergenza”. In particolare, sulla questione diritti d’impianto – come riporta l’Agenzia Dire (www.dire.it) – Le Maire ha spiegato: “Non vogliamo la liberalizzazione a tutto tondo, non pensiamo che da sole le forze del mercato possano regolare tutto il settore, crediamo in un mercato che sia regolato e con norme che possano costituire una difesa, perché il mercato non può regolarsi da solo, e solo per seguire il profitto”. No alla liberalizzazione dei diritti d’impianto delle viti, un passo che aprirebbe a produzioni di bassa qualità con vigne di pianura ad alta resa. Ne deriverebbe un colpo grave all’alta qualità del settore vitivinicolo, con danni alla competitività e non solo. : ci sarebbe anche “una pessima ricaduta sugli assetti del territorio, del paesaggio, dell’ambiente”. Cosi’ il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, sul tema della liberalizzazione dei diritti d’impianto delle viti,
Sulla linea di Le Mairie – prosegue l’Agenzia Dire – Catania ha detto: “sono totalmente d’accordo per quanto riguarda le ricadute economiche e le ricadute per la qualità del prodotto, ma c’è anche un problema di territorio, di ambiente”. Infatti “pensate alla realtà italiana – ha proseguito il ministro-, dove la vigna è posizionata prevalentemente in collina, se non addirittura in alcuni casi in zone di montagna, se lasciamo il mercato libero di agire, la vigna sarà posizionata in pianura, le vigne in collina o in montagna saranno fuori mercato, e avremo quindi anche una pessima ricaduta sugli assetti del territorio, del paesaggio, dell’ambiente”.
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