Prova in campo comparativa tra un’attrezzatura con dispositivo di recupero e altre due tradizionali. All’esame, la qualità della distribuzione, ma anche volumi e caratteristiche della miscela recuperata e l’efficacia biologica del trattamento
Mario Tamagnone, Gianluca Oggero e Paolo Balsari della facoltà di Agraria dell’Università di Torino, propongono ai lettori del Corriere Vinicolo i risultati di una test nel quale è stata messa a confronto la qualità nella distribuzione di fitofarmaci raggiunta attraverso l’uso un’irroratrice scavallante con sistema di recupero con quella ottenuta con un’irroratrice tradizionale e con una scavallante senza recupero.
La prova si è svolta presso il Centro sperimentale vitivinicolo della Regione Piemonte “Tenuta Cannona” di Carpeneto (AL) e ha valutato l’entità del deposito fogliare, l’efficacia biologica del trattamento, e, relativamente alla sola irroratrice scavallante con sistema di recupero, la qualità e la quantità della miscela recuperata e riciclata. I risultati ottenuti hanno evidenziato che la distribuzione di prodotto su entrambi i lati del filare (possibile con le due macchine scavallanti) consente di incrementare il deposito sul bersaglio fino al 20%. Indipendentemente dal tipo di irroratrice, la distribuzione di volumi ridotti di prodotto fitosanitario (200-300 l/ha) e una corretta funzionalità e regolazione della macchina consentono di massimizzare il deposito sul bersaglio. Riguardo all’efficacia biologica del trattamento, al termine di un anno di sperimentazione, non sono emerse differenze in termini di controllo delle principali patologie fungine e degli insetti. L’irroratrice scavallante con sistema di recupero ha consentito di “riciclare” dal 40 al 60% del prodotto distribuito, mantenendo, nel contempo, una buona omogeneità della miscela. Questa macchina è inoltre utilizzabile anche in presenza di vento, purché questo sia trasversale alla direzione di avanzamento; ha bisogno di un’accurata regolazione soprattutto in riferimento al volume distribuito e alla gestione della corrente d’aria. E’ poi molto importante che i volumi di fitofarmaco recuperati siano utilizzati per non diventare un prodotto refluo del trattamento.
Prova comparativa completa sul Corriere Vinicolo n. 20 del 21 maggio 2012
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